I servizi pubblici nel Mezzogiorno funzionano peggio, perché il territorio riceve meno di quanto gli spetti. Lo afferma Anna Lepre (nella foto), Direttore del Centro Studi di Lepre Group.

In base a quali elementi sostiene questa tesi?

Basta guardare i dati. Il problema è che in Italia vengono elaborati con lentezza. Solo da poco abbiamo potuto verificare quelli relativi ai conti pubblici territoriali del 2020.

E cosa è emerso?

Salta all’occhio che la riserva del 34% in favore del Sud definita per legge per gli interventi ordinari non è stata attuata. Addirittura, se si sommano interventi ordinari e straordinari, la quota per il Sud non supera il 30%. L’area è anzi retrocessa di ben tre punti percentuali rispetto al 2019, dove includendo gli interventi straordinari, quindi anche i fondi europei, si era raggiunto il 33%.

E se si guarda alla spesa pubblica complessiva?

La situazione peggiora! Se, oltre, agli investimenti, si tiene conto di quanto complessivamente è stato erogato alle varie regioni, compresi i diversi servizi, la percentuale del Centro Nord raggiunge il 71,6%, contro appena 28,4% del Mezzogiorno. Per ogni italiano, nel 2020, si sono spesi 18.610 euro, ma è una media che si ottiene sommando i 20.088 euro per cittadino del Centro-Nord con i 15.703 euro del Sud. Se si fosse speso ugualmente per ogni area, al Sud sarebbero toccati 58 miliardi in più.

Il Sud è vittima di un’ingiustizia?

Dobbiamo tener conto che certe voci, come le pensioni, sono sostenute da importi erogati durante la vita contributiva, quindi le differenze nascono anche da condizioni di partenze diverse. Ma è chiaro che, se lo Stato è il primo a non rispettare le regole che si dà, le politiche di coesione territoriale saranno destinate sempre a fallire. Va segnalato, inoltre, che c’è un Sud del Sud.

In che senso?

La Campania è ultima per percentuale pro capite di distribuzione delle risorse. È fanalino di coda nella spesa sanitaria, in quella per le reti infrastrutturali, così come in quella per le politiche sociali e l’assistenza. Se pensiamo che la regione ha il primato dei percettori del reddito di cittadinanza, non possiamo non stupirci del fatto che, anche in questa voce, al cittadino campano siano mediamente stati assegnati 5.175 euro, contro una media nazionale di 7.093 euro. Insomma, a pesare molto di più sono altri elementi, come appunto le pensioni, ma anche la cassa integrazione.

Come se ne esce?

Lo ribadisco: bisogna perseguire con determinazione le politiche finalizzate alla riduzione del divario territoriale. Nei prossimi anni, tra Pnrr e fondi europei, si potrà disporre di notevoli risorse aggiuntive. Se, come il Presidente del Consiglio Meloni ha dichiarato, si punterà finalmente al Mezzogiorno come risorsa per il Paese, si potrà davvero recuperare il terreno perduto. Nel frattempo, i conti pubblici territoriali smentiscono il luogo comune che nel Sud i servizi pubblici funzionino peggio per minore efficienza delle singole amministrazioni. Se ricevi meno degli altri, non puoi pareggiarne i risultati. La pubblica amministrazione italiana va riformata e deve sicuramente diventare più produttiva e sburocratizzarsi, ma questo è un problema nazionale, non solo del Mezzogiorno. 

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