Stefano Ariota, attore, regista e cantante versatile ed eclettico. Si distingue per la profondità delle sue interpretazioni. Trent’anni intensi di carriera sulle tavole del palcoscenico e non solo, testimoniano il suo straordinario talento e dedizione all’arte.
Come ha iniziato la sua carriera di attore? Ricorda il momento in cui ha capito che voleva fare questo mestiere?
<< Era l’estate del 1982, avevo 15 anni e grazie al regista Salvatore Federico (che dopo poco morì) mi ritrovai in scena con i fratelli Maggio, io all’epoca non sapevo nemmeno chi fossero. Ho capito di voler fare questo lavoro nel 1985 quando andai al Teatro Cilea, in scena c’era Ferdinando di Annibale Ruccello: lì decisi che volevo fare l’attore >>
Qual è stato il suo primo ruolo importante?
<< Il mio ruolo importante, o meglio, momento importante in teatro è quando nel 2000 ho interpretato il monologo ‘Le mani aperte’ al teatro Belli di Roma >>
Chi o cosa ha influenzato maggiormente la sua decisione di diventare attore?
<< La mia decisione di diventare attore è stata influenzata dal desiderio di volermi confrontare con le persone e poter dire nella finta realtà, quello che nella vera realtà non si riesce a dire >>
Guardando indietro, quali sono stati i progetti o i ruoli che hanno segnato una svolta nella sua carriera?
<< Quando ho fatto lo spettacolo di Luciano Violante ‘Lettere di bambini morti per mafia’ >>
C’è un ruolo che considera il più impegnativo o gratificante?
<< Tutti i ruoli, per me, sono impegnativi e gratificanti >>
Quali sono alcuni dei momenti più memorabili o delle sfide più grandi che ha affrontato durante la sua carriera?
<< Ricorreva l’anno 2001 ed ho recitato con quasi 40 di febbre >>
Ci sono aneddoti divertenti o toccanti che ti piacerebbe condividere?
<< Ricordo che nel 1999 ero in scena con Gianfelice Imparato, il quale durante una replica ebbe una severa discussione con un signore che disturbava, allora egli iniziò a rincorrerlo con una catinella e noi dietro che lo seguivamo. Mi sembrava una scena dal cartone animato di Tom e Jerry >>
Come hai visto evolvere il suo stile di recitazione nel corso degli anni?
<< L’evoluzione è un trauma per un artista, anche perché c’è molta consapevolezza nel lavoro >>
In che modo ha affrontato i cambiamenti e le sfide del settore nel corso degli anni?
<< I cambiamenti servono al confronto. Ma questo accade quando il nuovo ti è consono e oggettivamente coerente. Ma la novità è sempre un fastidio >>
Come mantiene la sua passione e motivazione per la recitazione dopo così tanti anni?
<< Mantengo la passione perché mi metto sempre in discussione, questa è un ottima motivazione >>
Quali sono stati i sacrifici più grandi che ha dovuto fare per il tuo lavoro?
<< I sacrifici sono le attese e poi le conferme >>
Guardando al futuro, ci sono progetti o ruoli che le piacerebbe ancora affrontare?
<< Farei il Mago di Oz >>
Ha qualche ambizione o sogno non ancora realizzato nel mondo della recitazione?
<< Mi piacerebbe di nuovo recitare in inglese. Sarebbe bello fare un musical su Ziegfeld, era un grande imprenditore a Broadway >>
Se potesse scegliere qualsiasi attore, vivo o morto, con cui lavorare, chi sarebbe e perché?
<< Marcello Mastroianni e Anna Magnani >>
Ci saluta con un suo motto?
<< Più nera della mezzanotte non può accadere >>