ROMA – “L’Istat ha confermato in pieno i dati Pil per il 2021, con un confortante 6,5%, crescita che non si vedeva dal 1976; il guaio, per così dire, è che adesso è il 2022 ed i venti di pandemia non vogliono proprio mollare la presa su una economia altalenante a livello globale”. Queste le prime dichiarazioni dell’economista Gianni Lepre, opinionista economico del Tg2 e notista di Italpress e Agenzia Stampa Italia. In effetti, e guardando i numeri, il Pil tricolore per il 2022 era dato in crescita al 4,4%, dato che è andato assottigliandosi grazie alla recrudescenza Covid che ha rimesso tutto in discussione. “Adesso non si può fare alcuna stima saremmo smentiti nel giro di poche settimane” – ha poi puntualizzato Lepre, che tra le altre cose è presidente del Club delle Eccellenze del Made in Italy, segretario generale di OroItaly, e presidente onorario della prestigiosa Confraternita dei Sartori. L’economia globale aveva confidato molto sulla terza dose, quando molti addetti ai lavori già paventavano la quarta. Questo ovviamente la dice lunga sul clima di incertezza, anche in considerazione delle varianti aggressive che il Coronavirus ha sviluppato man mano che i vaccini venivano prodotti”. L’economista Lepre, volto noto del TG2 Italia, ha poi sottolineato: “Ciò che però adesso spaventa famiglie e imprese, è il rincaro esponenziale delle utenze, dovuto ad un sostanziale innalzamento dei costi delle materie prime, con la conseguenza della bomba inflazione, deflagrata nel bel mezzo di una crisi già in atto”. “In effetti – ha poi commentato Lepre – l’aumento spaventoso delle materie prime è dovuto a questioni di geopolitica, e non certo alla favola che viene raccontata sull’esaurimento planetario dei minerali primari; bisognerebbe chiedere alla Cina che fine hanno fatto le materie prime, ma la vedo una cosa alquanto complicata”. Lepre ha poi concluso: “Tornando alla nostra Italia penso che un intervento energico del governo Draghi orientato all’abbassamento delle imposte e degli oneri che compongono le bollette degli Italiani, possa essere un primo importante segnale che andrebbe nella direzioni di revisione del fisco, delle sue regole e dei suoi metodi. Questo comporterebbe anche il ripristino di un livello di inflazione accettabile, ed un ritorno a produrre in maniera attiva, senza la ghigliottina sul collo dei fondi europei da restituire in larga parte”.