I timori sono stati scongiurati. Il Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, è riuscito a ottenere la proroga fino a tutto dicembre della decontribuzione Sud, una misura fondamentale per le imprese che operano nel Mezzogiorno. Agli imprenditori viene evitato il rischio di un forte incremento del costo del lavoro per la seconda metà dell’anno. La decontribuzione, pari al 30% degli oneri dovuti, si applica infatti a tutti i dipendenti di un’impresa, non riguarda solo i neo assunti o categorie particolari. Per le imprese di una certa dimensione, insomma, si tratta di un beneficio sostanziale. Un vantaggio, la cui fruibilità anche per il periodo luglio-dicembre di quest’anno, malgrado fosse stato legato al Framework con scadenza 30 giugno definito dall’Unione Europea per venire incontro alle criticità per le imprese derivanti prima dal Covid e poi dalla guerra in Ucraina, era considerata come scontata fino a pochi mesi fa, ma improvvisamente sembrava essere stata messa in discussione. In realtà, il Ministro Fitto ha costantemente interloquito con Bruxelles per assicurarsi il risultato, e alla fine lo ha portato a casa. C’è di più. In questi prossimi mesi si dovrà raggiungere una nuova intesa con Bruxelles. Dal 2025 in poi, l’agevolazione dovrebbe essere rivista, rendendola meno generalizzata e quindi più selettiva e correlata agli investimenti. In compenso, dovrebbe essere garantita una maggiore continuità nel tempo, cosa che da anni chiedeva il sistema delle imprese meridionali. È ovviamente auspicabile che anche la nuova versione sia sufficientemente ampia per dare un efficace supporto alle imprese del Sud, ma su questo ci sarà tempo per discutere e confrontarsi, magari coinvolgendo anche il sistema produttivo. Nel frattempo, gli operatori economici possono guardare con più ottimismo al futuro, anche considerando che è partito il termine per le richieste del credito d’imposta per gli investimenti nella Zes unica. Fra poche settimane conosceremo quante istanze sono state avanzate e se vi è stato un cospicuo interesse anche da parte di imprenditori esteri o di altre aree del Paese. La ripresa di un forte flusso di investimenti industriali nel Sud, aggiungendosi all’incremento delle iniziative infrastrutturali, che ha determinato un aumento del Pil meridionale superiore a quello medio nazionale, può porre le premesse per la riduzione del divario socioeconomico territoriale, che da sempre penalizza il Mezzogiorno nei confronti del Centro-Nord e della Mitteleuropa.