L’Economia della Bellezza in Italia sfiora i 500 miliardi annui. A dircelo è un pregevole studio di Banca Ifis, che indaga sul valore aggiunto prodotto da tutta una serie di settori: dall’agroalimentare al turismo, dalla tecnologia alla cosmetica, dal sistema casa all’ambiente, dall’orologeria, e gioielleria, all’automotive. Il risultato è strabiliante: l’Economia della Bellezza è pari al 26,1% del Pil nazionale, più di un quarto del totale quindi. C’è un dato che invita a riflettere e che ha catturato l’attenzione di chi ha analizzato il fenomeno: il saper fare artigiano contribuisce ancora al 54% del fatturato della manifattura italiana. Per nove casi su dieci le imprese della manifattura valutano l’artigianalità come una componente non sostituibile dai macchinari. Il lavoro artigianale è determinante sia per la progettazione che per la realizzazione delle produzioni. È qui che si nasconde il segreto della creatività del Made in Italy. Ma, dal 2000 ad oggi, gli artigiani in Italia sono diminuiti del 32%. È, quindi, fondamentale sostenere il passaggio generazionale, incentivando i giovani a intraprendere un ‘mestiere’ e assicurando contributi ai maestri che devono formarli.

Dallo studio, tra l’altro, emerge un primato meridionale nell’ambito dell’Economia della Bellezza. È nel Mezzogiorno, infatti, che si riscontra la percentuale più elevata di fatturato riconducibile al saper fare artigiano dell’impresa e della filiera. È pari al 58%, a fronte di una media nazionale del 54% (la stessa del Nord Est) e a una incidenza nel Nord Ovest del 51%. Ancora più evidente è la differenza percentuale delle imprese con competenze manuali non sostituibili con macchinari. Nel Sud è addirittura dell’ordine del 96%, contro una media nazionale dell’88%, del Nord Ovest dell’89%, del Nord Est del 90%, del Centro dell’85%.

È chiaro che, stando così le cose, i rischi di un drastico calo dell’artigianato sono ancora più gravi al Sud che nel resto del Paese. Ma è anche vero che un rilancio dell’impresa artigianale, vista la rilevanza che ha per il primato del Made in Italy, potrà avere riflessi ancora più positivi dove la manualità e la creatività sono maggiormente presenti. In quel Sud che, da sempre, ha arricchito l’Italia di prodotti di eccellenza, in comparti di lusso come la gioielleria e l’oreficeria, così come in settori più di nicchia ma comunque apprezzatissimi su scala globale, come la ceramica. L’Economia della Bellezza, insomma, ha molta strada ancora da fare nel nostro Paese. Soprattutto nella parte bassa dello Stivale.