Chiunque abbia cuore si augura che il 2024 spazzi via le guerre con le loro barbarie. Restiamo basiti apprendendo delle stragi in Ucraina, della disumana mattanza compiuta il 7 ottobre, della morte di decine di migliaia di civili, tra cui tantissimi bambini, nella striscia di Gaza.
Ma i conflitti in atto nel mondo sono molti di più, circa una sessantina, e, secondo stime dell’Onu, interessano direttamente due miliardi di persone, residenti nelle aree segnate da scontri armati. Con l’Africa che, purtroppo, si caratterizza per essere il continente più povero come anche il più violento.
L’Ucraina e il Medio Oriente sono aree a noi vicine, ma non è il solo motivo per cui siamo portati ad aumentare il nostro livello di attenzione.
Può apparire cinico riconoscerlo, ma, oltre la pietà, lo sdegno, l’orrore, incidono elementi più prosaici, che sarebbe ingenuo trascurare. In Ucraina, nel Medio Oriente, sono in gioco i nostri interessi. Altrimenti non si spiegherebbe la sostanziale rimozione mediatica di eventi angosciosi come la guerra civile in Siria, che pure ha martoriato una popolazione, poi colpita anche da un devastante terremoto. Come la stessa annosa contrapposizione in Libia, che a suo tempo le potenze occidentali hanno indirettamente contribuito ad innescare.
La realtà vera, tuttavia, è che le guerre danneggiano sempre l’umanità, da che mondo è mondo hanno accresciuto odi e disuguaglianze. C’è chi teme l’intelligenza artificiale, e ci sono motivi per giustificarlo. Bisogna peraltro riflettere anche sulle carenze di una intelligenza umana che, dopo tanti progressi della scienza e della tecnologia, non ha saputo porre fine alla pratica della guerra come strumento di risoluzione delle discordie.
L’augurio migliore per il nuovo anno, dunque, è che si inverta la tendenza perversa alla proliferazione di armi e battaglie, e si riprenda il sentiero faticoso ma ricco di prospettive della pace tra i popoli.
Ne saremmo avvantaggiati tutti, lo stesso Mezzogiorno, che in Italia è la prima macroarea a essere penalizzata dall’aumento dell’inflazione, dal caro energia, dalla rimodulazione di risorse destinate a sostenere l’Ucraina o a supportare cassa integrazione e strumentazione agevolativa per le imprese del Nord.
La pace è un valore ideale, e come tale va perseguita con coscienziosa determinazione. Ma ha anche un valore aggiunto economico, che consente di sviluppare con più facilità politiche per la coesione sociale e, quindi, per una maggiore equità.