Prima al mondo, l’Europa ha approvato una normativa che disciplina lo sviluppo, l’immissione sul mercato e l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale nel continente. In un videomessaggio al Summit di Seoul sull’intelligenza artificiale, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sottolineato il rischio che l’IA metta in discussione il principio stesso della centralità dell’uomo, pur nella consapevolezza dell’importanza della nuova tecnologia, tanto che in ambito G7 sarà lanciato un piano di azione sull’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro. Il provvedimento Ue, il senso di responsabilità del nostro Capo del Governo, rappresentano indubbiamente un segnale confortante, in ordine alla capacità di fronteggiare in chiave preventiva il lato oscuro e inquietante connesso a certi aspetti dell’IA. Va tuttavia fatta attenzione, e in tal senso auspichiamo di ricevere risposte dal vertice dei leader G7 in Puglia ma anche dalle prossime mosse del Governo italiano, sulla esigenza di contemperare sicurezza e competitività. L’Unione Europea, in particolare, deve evitare di ripetere approcci troppo rigidi e ideologici, come quelli che hanno caratterizzato il Green Deal e che il nostro Esecutivo giustamente sta da tempo contrastando. C’è anche un problema inerente le imprese, legato alla loro capacità innovativa presente e futura. I dati ci dicono che nel 2023 gli investimenti fissi lordi in Italia sono cresciuti del 4,7%, ma quelli in Ict appena dello 0,3%. Nel 2022, anno in cui c’era stato un aumento generale dell’8,6%, l’incremento Ict non superò lo 0,6%. Perfino nel 2021, anno del boom post-covid (20% di crescita) l’espansione sul fronte Ict s’era arrestata a +0,3%. Nel frattempo, l’avvento dell’Intelligenza Artificiale nelle imprese, soprattutto americane, è una realtà, non una prospettiva per il futuro. I dati di PwC Global 2024 AI Jobs Barometer evidenziano come i settori più esposti all’intelligenza artificiale stiano registrando una crescita della produttività del lavoro quasi quintuplicata (4,8), le offerte di lavoro nel settore IA stiano crescendo 3,5 volte più velocemente rispetto a quelle di altri profili occupazionali. I premi salariali medi per lavori che richiedono competenze nell’intelligenza artificiale raggiungono il 25% delle retribuzioni. In altri termini, l’Europa e l’Italia devono, sì, monitorare il fenomeno, ma sapendo coglierne anche, e possibilmente in tempi rapidi, le enormi potenzialità di crescita per l’economia e l’occupazione.