Il nuovo Piano strategico 2023-2025 di Simest per sostenere l’internazionalizzazione delle Pmi italiane e il Made in Italy è uno strumento da tenere nella massima considerazione. L’impegno per l’internazionalizzazione costituisce infatti una priorità politica per qualsiasi Governo di un Paese che sulle vendite oltre confine, oltre che sui ritorni indiretti delle presenze e partnership produttive all’estero, basa una buona parte del proprio Pil. A rendere interessante il Piano Simest è anche l’aspetto meramente quantitativo. Per il triennio in esame saranno stanziati 18,5 miliardi, vale a dire il 20% in più rispetto al periodo 2020-2022. C’è poi l’articolazione molto ampia delle misure previste. Si va dai contributi per l’inserimento sui mercati esteri agli incentivi per la partecipazione a fiere, dal supporto all’utilizzo di figure professionali anche di alto profilo come i Temporary Manager alle agevolazioni per l’e-commerce e la digitalizzazione. Non manca, naturalmente, uno strumento agevolativo disegnato sull’esigenza di accompagnare la transizione ecologica e la sostenibilità ambientale, con attenzione anche al sostegno delle filiere produttive. Va rimarcato peraltro come le opportunità offerte da Simest, come da altri enti finalizzati ad affiancare e supportare le imprese, sono colte in genere dalle realtà del Centro-Nord più che da quelle del Mezzogiorno. In tal senso, bisognerà impegnarsi a tutti i livelli perché questo andamento registri una svolta incisiva. Elevare i livelli di internazionalizzazione del Sud rappresenta una strada obbligata per il suo rilancio economico. Per conseguire l’obiettivo, tuttavia, bisogna avere riguardo anche alle caratteristiche di un tessuto produttivo meridionale in cui prevalgono microimprese e realtà artigianali. Le strategie di sviluppo imprenditoriale per il Mezzogiorno devono tenere presente anche la sussistenza di divari infrastrutturali e di servizi che rendono più complessa l’attività produttiva. Serve dunque promuovere le aggregazioni per irrobustire il soggetto economico che si propone di svilupparsi sui mercati esteri. Al tempo stesso, agli incentivi nazionali vanno aggiunte agevolazioni delle istituzioni territoriali mirate in particolare alle imprese più piccole e all’artigianato. Va infine monitorato rigorosamente il percorso di strumenti come Pnrr e Fondi per la coesione europei e nazionali, affinché finalmente assolvano al loro compito di ridurre strutturalmente il divario del Mezzogiorno.