Il Ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha annunciato che sono state effettuate oltre centomila assunzioni e che molte altre ne seguiranno. Per il pubblico impiego si tratta di iniezioni di vitalità assolutamente necessarie. Il blocco del turn over ha infatti ridotto di ben trecentomila unità gli organici complessivi negli ultimi anni e ha innalzato la media dell’età dei dipendenti pubblici da 43 a 50 anni. Rispetto agli altri Paesi europei il rapporto tra popolazione residente e impiegati pubblici è notevolmente più alto.
Quando ci lamentiamo della burocrazia, dobbiamo tenere presente che il cattivo funzionamento nelle relazioni tra amministrazioni e cittadini o, specificamente, tra sportelli pubblici e realtà produttive, nasce da due fattori. Il primo si sostanzia in procedure intricate e scarsa competenza o efficienza dei funzionari, il secondo attiene proprio al loro numero, in costante riduzione fino a poco tempo fa.
Poiché non è pensabile di avere la botte piena e la moglie ubriaca, non si può nemmeno pretendere di ricevere servizi adeguati alle esigenze di una società in evoluzione tumultuosa, senza rinnovare per tempo le strutture, senza adeguarle tecnologicamente, senza sostituire chi va via.
Naturalmente, non è sufficiente assumere dei giovani per risolvere il problema: occorre prestare attenzione all’efficacia dei meccanismi con cui vengono selezionati e, per l’integrazione successiva, formati sul campo. Ma è chiaro che il rinfoltimento, in condizioni come quelle in cui si trova la pubblica amministrazione italiana, non è una scelta, ma un atto dovuto. Per quanto si possa pensare di privatizzare certi servizi – e in alcune funzioni è possibile – non si può rinunciare a quelli basilari, che consentono a uno Stato di svolgere il proprio compito di supporto e assistenza, oltre che di vigilanza e di controllo, nei riguardi del corpo sociale.
Il Mezzogiorno, in particolare, può più di altre aree beneficiare di questa immissione di nuova linfa, in un tessuto amministrativo spesso lacunoso sia qualitativamente che quantitativamente.
Ma lo Stato deve saper affiancare anche le istituzioni che governano il territorio, interagendo con esse in modo da coprire in una logica di complementarità le diverse esigenze poste dalla comunità.
In tal senso, l’auspicio è che l’utilizzo di certi strumenti finalizzati al rilancio del Paese, come il Pnrr, siano gestiti superando polemiche sterili tra centro e periferia e assicurando a ogni livello le risorse necessarie.