di Gianni Lepre*

L’accordo Ue sul price cap per il gas è un successo per l’Italia, che ha spinto con determinazione per porre un freno all’ascesa indiscriminata dei prezzi. Stabilire un tetto a 180 euro è già qualcosa, visto che a fine agosto si è arrivati addirittura a punte di 350 euro. Dobbiamo tuttavia ricordare che la media prezzo del gas negli ultimi anni è stata di 20 euro. Insomma, l’intesa europea è un segnale politico importante di coesione (anche la Germania ha aderito) e di fermezza nei confronti della Russia, ma non risolve il problema alla radice. L’Europa e l’Italia in particolare devono fare quanto possibile per assicurare condizioni di approvvigionamento energetico che abbattano i costi. Nel frattempo, si fa fronte all’emergenza. Il decreto aiuti, fino al prossimo 30 aprile, fissa il divieto per le imprese fornitrici di energia elettrica e di gas naturale di modificarne il prezzo, tutelando così le famiglie alle prese con i rincari. Nel medio periodo, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti sta valutando la praticabilità di un meccanismo che incentivi al risparmio di energia. La protezione contro gli aumenti di prezzo verrebbe assicurata solo fino a una quota del 70 o dell’80 per cento dell’energia consumata in media negli anni precedenti.  È palese, per questo e per gli altri provvedimenti citati, che si tratta di misure tampone, utilissime per l’immediato, ma che debbono essere accompagnate da interventi molto rapidi finalizzati all’obiettivo strategico dell’autosufficienza energetica. Soltanto così ci si potrà liberare dalla tagliola della dipendenza da questo o da quello Stato, così come da questa o da quell’altra fonte di energia. Servono rigassificatori, l’apertura di qualche ulteriore centrale a carbone. Nel medio-lungo periodo va valutato e nel caso attuato il ricorso al nuovo nucleare pulito. Bisogna inoltre implementare considerevolmente l’utilizzo di fonti rinnovabili, a cominciare dal Sud. In tal senso, sono confortanti i dati forniti dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, stando ai quali le procedure di autorizzazione degli impianti sono state fortemente velocizzate, passando da 1,5 gigawatt complessivi del 2021 a quasi 9 gigawatt del 2022, con l’obiettivo ancora più ambizioso di giungere a totali annui stabili di 12 gigawatt. È questa la direzione giusta per uscire dal tunnel imboccato ormai da oltre un anno. Potrebbe contribuire anche a ridurre il divario territoriale di casa nostra.

*Economista, Presidente Commissione Reti e Distretti Produttivi ODCEC Napoli

5 pensiero su “L’Opinione: L’energia, tra misure tampone e provvedimenti strutturali”

Lascia un commento