Come è noto, da luglio le buste paga di milioni di lavoratori sono aumentate. Vi era stato un beneficio già con l’ultima Legge di Bilancio: un taglio della quota dei contributi pari al 2% per le retribuzioni fino a 2.692 euro mensili e del 3% per quelle fino a 1.923 euro mensili. Questa misura è stata notevolmente rafforzata, con un incremento del taglio di ulteriori quattro punti, per il periodo luglio-dicembre 2023. L’esonero contributivo è dunque balzato al 7% per i lavoratori con retribuzione non superiore a 1.923 euro mensili, al 6% per i lavoratori con retribuzione non superiore a 2.692 euro mensili.

Una priorità della prossima Legge di Bilancio targata Meloni è rendere strutturale questa sforbiciata del cuneo, trasformarla da episodica in definitiva, nei limiti in cui si può utilizzare questo aggettivo quando di parla di politica.

Un provvedimento altrettanto importante, stavolta per il Mezzogiorno, sarà finalizzato a fare la stessa cosa per la cosiddetta decontribuzione Sud. Si tratta della riduzione del 30% dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro, vigente, anche qui fino al 31 dicembre 2023, nelle regioni che presentano un prodotto interno lordo pro capite inferiore al 75% di quello medio dell’Unione Europea. Questa agevolazione, negli ultimi anni, è stata concessa di proroga in proroga, dopo un confronto con Bruxelles necessario per far passare un provvedimento in teoria confliggente con la normativa sugli aiuti di Stato. Finora il placet è stato ottenuto sempre in extremis, a titolo apparentemente di concessione eccezionale dovuta alla gravità delle crisi in atto, prima pandemica e poi da caro prezzi e da conseguenze dannose della guerra in Ucraina. Stavolta, sembra che il Ministro Fitto riesca ad avere in via libera per una misura ‘strutturale’ e non più temporanea, anche alla luce di clamorose ‘trasgressioni’ compiute da Francia e Germania proprio in tema di aiuti di Stato. Il vantaggio di una svolta del genere sarebbe rilevante, perché potenziali investitori potrebbero scegliere il Sud per localizzare nuove iniziative, sapendo di poter beneficiare per anni, e non solo per pochi mesi, di una riduzione del costo del lavoro.

Gli effetti potrebbero essere considerevoli proprio sul fronte dell’occupazione. Basti pensare che, pur se concessa di proroga in proroga, la decontribuzione Sud ha inciso fortemente sulla crescita occupazionale del Mezzogiorno: nell’ultimo biennio gli occupati sono aumentati del 7,7% nel Meridione, del 6,1% nel Centro-Nord.