Il Governo sta rispettando le tappe previste per ottenere le varie tranche del Pnrr. Con qualche rallentamento, ma comunque con un ritmo superiore a quello di altri Stati europei. La questione più critica, se mai, è quella dei prossimi anni, quando si tratterà di realizzare le opere entro il termine fissato rigorosamente al 2026.

Secondo le ultime rilevazioni dello scorso novembre, il 75% delle 231.140 opere monitorate tramite la piattaforma ReGis fa riscontrare ritardi. Nel 2023 è stato speso solo il 7,4% di quanto era stato programmato. L’ultimo percorso temporale sarà pertanto decisivo, perché si passa per la gran parte dei progetti alla fase della messa a bando, dell’assegnazione dei lotti, della realizzazione delle opere e dei collaudi. 

Tra i progetti già arrivati a conclusione, la percentuale del Nord, che pure è in ritardo, è quasi doppia di quella del Sud. Nel Meridione, più ancora che nel Nord, mancano uomini e, in particolare, personale qualificato. C’è uno studio della Fondazione Con il Sud che lo certifica: città come Napoli, Brindisi, Taranto, Catanzaro, Reggio Calabria, Catania, Messina e Trapani sono ‘meno attrezzate’, perché hanno un rapporto sfavorevole tra ammontare delle risorse da utilizzare e dipendenti a disposizione. La realtà è che il Mezzogiorno ha pagato più duramente la crisi delle pubbliche finanze, enti locali come Catanzaro in un tempo relativamente breve hanno visto crollare l’organico da un migliaio a circa 240 unità.

Questa situazione, peraltro, era nota fin dall’inizio e, anzi, il Pnrr si sarebbe dovuto fare carico, almeno parzialmente, anche del necessario rinfoltimento degli organici. 

L’opportunità della svota rappresentata dalla Next Generation Eu è troppo grande per essere sprecata. Il Governo deve quindi affrontare come una priorità assoluta la questione della messa a terra delle risorse e della realizzazione di opere fondamentali per rilanciare il Mezzogiorno e il Paese.

Alla luce dei segnali poco lusinghieri, di cui prima si è fornito solo qualche esempio, va preso in seria considerazione l’invito, più volte rivolto a tutte le istituzioni, dalle rappresentanze delle associazioni produttive, a coinvolgerle più incisivamente nella definizione della progettazione e attuazione degli interventi. Il metodo del partenariato pubblico-privato potrebbe essere l’unica vera carta da giocare per assicurare una felice conclusione del Piano. Nel rispetto ovviamente di ogni garanzia di trasparenza ed efficacia degli interventi da concretizzare.