di Anna Lepre*

Se i costi aumentano, le opere pubbliche vanno rifinanziate. Lo ha avuto ben chiaro il premier uscente, Mario Draghi. L’articolo 26 del decreto legge n. 50 prevede l’aggiornamento del prezzario, riconoscendo alle stazioni appaltanti il 90% dei maggiori importi originati dagli aumenti di  materiali da costruzione, carburanti e prodotti energetici. Le stazioni appaltanti hanno presentato ai ministeri di riferimento domande per più di cento progetti infrastrutturali del Pnrr e del Piano nazionale complementare (Pnc). Considerando anche l’ulteriore decreto legge varato, il n 115, sono in ballo circa 8,8 miliardi. Di questa cifra una metà dovrebbe andare a Rete ferroviaria italiana, che ha presentato istanze per 55 progetti. La scadenza fissata per l’avvio di gare e procedure di affidamento è il 31 dicembre 2022.

Potrebbe essere una boccata d’ossigeno per il Paese e per il Mezzogiorno. Se infatti è prevedibile che la grande maggioranza delle imprese impegnate nei lavori saranno di altre aree del Paese, quanto meno gli occupati nell’edilizia e nei comparti del suo indotto dovrebbero essere in buona parte meridionali. Ciò perché, stando a quanto è stato più volte ribadito dal Ministro uscente delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile Enrico Giovannini, una quota ben superiore al 40% degli importi di questo tipo di opere pubbliche è destinato a realizzazioni da effettuare nelle regioni del Mezzogiorno.

Lo strumento che ha stanziato le risorse è etichettato Fondo opere indifferibili, a sottolineare l’urgenza degli interventi in questione. Sarà pertanto utile, direi anzi doveroso, monitorare con attenzione tempi e luoghi delle infrastrutture prossime all’avvio. Sia per valutarne l’effettiva ricaduta sull’economia meridionale, sia per denunciare ritardi e intoppi burocratici che ne ostacolino eventualmente la realizzazione.

L’auspicio è che se ne faccia carico innanzitutto il nuovo Governo, a cominciare dal Ministro preposto. Gli chiediamo fin d’ora di resocontare, con ancora maggiore chiarezza e trasparenza di quanto sia stato fatto nel recente passato, l’andamento complessivo e quello dei singoli lavori. Se vogliamo che il Pnrr e le altre fonti di finanziamento conseguano il loro principale obiettivo, ovvero una drastica riduzione del divario presente dopo oltre centosessant’anni tra il Centro-Nord e il Sud del Paese, occorre assicurare il rispetto rigoroso dei cronoprogramma, con un rapido commissariamento dei livelli di governo e di amministrazione non in grado di assolvere al loro compito.

*Dottore commercialista (Odcec Napoli); Direttore Centro Studi Lepre Group

9 pensiero su “L’Opinione: Ripartono le opere del Pnrr, ma attenzione al Sud!”
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