Alla Borsa Mediterranea del Turismo appena conclusasi alla Mostra d’Oltremare di Napoli, in tre giorni si sono registrate più di quindicimila presenze. Il turismo nel Mezzogiorno, soprattutto in alcune aree, è in forte crescita. Le potenzialità di sviluppo, peraltro, sono ancora tutte lì, nel senso che il ritardo del Sud nello sfruttare una risorsa apparentemente ‘a portata di mano’, per le straordinarie bellezze paesaggistiche e le ricchissime testimonianze storico-culturali e archeologiche che lo contraddistinguono, è tale da non poter essere stato colmato nel giro di qualche stagione. C’è tanto cammino ancora da percorrere, tanta crescita ulteriore possibile. Ad attestarlo, del resto, sono anche i numeri. La nota previsionale “Tourism Forecast 2023” dell’Istituto Demoskopika fissa anche per l’anno presente una performance positiva per l’intero Paese. In Italia i flussi turistici dovrebbero superare i 442 milioni di presenze per 127 milioni di arrivi. In pratica, una permanenza media di 3,5 giorni per turista. Con un trend che sembra premiare, sia pure di poco, il soggiorno: la crescita delle presenze rispetto al 2022 dovrebbe essere infatti del 12,2%, rispetto all’11,2% degli arrivi. I turisti stranieri saranno poco meno della metà del dato complessivo, circa 61 milioni, con una permanenza media vicina alle quattro giornate (215 milioni). Pur con un livello di internazionalizzazione del turismo inferiore a quello di altre aree del Paese, il Sud in questo quadro sta risalendo le posizioni, ma non è certo in vetta alla graduatoria. Su nove regioni di testa per percentuale di crescita figurano per il Sud solo Molise (+13,4%), Sicilia(+12,7%), Campania (+12,3%). Se poi si guarda al dato delle presenze in assoluto, risulta ancora più evidente il divario tra un Veneto (73,3 milioni), un Trentino Alto Adige (52,6 milioni), una Toscana (49,8 milioni) o un’Emilia Romagna (42,8 milioni) da una parte, e una Campania (20,8 milioni) o una Sicilia (15,9 milioni) dall’altra. In sostanza il Paese, incredibilmente, è spaccato, con il Mezzogiorno lontano dagli indicatori di testa, anche in un comparto che, se non altro per fattori climatici, dovrebbe registrare un primato meridionale. E’ bene che se ne abbia consapevolezza, soprattutto da parte dei vertici istituzionali del Sud, che devono cercare di utilizzare le risorse europee e nazionali disponibili per qualificare meglio il territorio sotto l’aspetto sia delle strutture ricettive sia dei servizi ai visitatori.