NAPOLI – È un ritorno inatteso quello di Walter Mazzarri sulla panchina del Napoli. Inatteso ma non dovrebbe essere un salto nel buio, perché l’ uomo è solido, sa come muoversi in un ambiente difficile ma che conosce bene e potrà avvalersi del rapporto professionale con una persona onesta e preparata come Peppe Santoro avuto anche all’ Inter e al Torino come team manager. L’ in bocca al lupo è sincero perché non è facile il compito che lo attende. In primo luogo dovrà offrire dei punti di riferimento fermi in un momento in cui dubbi, incertezze e interrogativi tra giocatori, staff e proprietà sono diventati il pane quotidiano legati soprattutto alle disinvolte evoluzioni di un presidente che in questa stagione, finora, ha commesso una sequela di errori di strategia calcistica e finanziaria incredibili e inspiegabili, dalla scelta del tecnico, terza o quarta, dopo aver subìto gli addii di Spalletti e Giuntoli i veri monoliti dello scudetto,ad un mercato di basso profilo per finire con la scelta di un direttore sportivo non certo all’ altezza dell’ incarico ( non per colpe sue, poveretto n.d.a.) ma solo per completare l’organigramma federale.
Mazzarri, in una situazione ancora una volta poco chiara operata da parte della proprietà dovrà rivitalizzare un intero ambiente dopo un inizio di stagione grigio e senza entusiasmo, dal gruppo squadra ai tifosi increduli. Il tecnico di San Lorenzo diventa ora l’ unico garante di una grandezza e credibilità calcistica svanita in pochi mesi e da ricostruire nell’ immediato futuro.
Si adatterà alle conoscenze tecniche tattiche della squadra, ciò che Garcia ha rifiutato con ostinazione fino all’ ultima partita, oppure compirà delle scelte in base alle sue idee ? È evidente che comunque con il recentissimo passato dovrà operare una rottura per restituire al Napoli una precisa identità tattica e non solo un modulo di riferimento. Ritengo che Mazzarri sappia fin troppo bene che non è questo il momento di chiedere un surplus di lavoro tattico e mentale al gruppo squadra ma di compattarlo e di creare quell’ empatia che a Garcia non è mai riuscita. Capire quale sarà la ricetta che utilizzerà per guarire quello che sembra il grande malato, il Napoli, incuriosisce molto. L’ uomo è concreto, di poche parole e molti fatti e il suo avvento dopo Donadoni portò frutti immediati. Tra scelte inspiegabili, formazioni senza criterio, cambi cervellotici dei suoi elementi più importanti,infortuni dovuti ad una preparazione troppo forzata, la squadra ha finito per perdere il suo zoccolo duro. Toccherà a Mazzarri rigenerarlo e motivarlo dalla difesa all’ attacco. Ma è a centrocampo che Mazzarri dovrà lavorare molto sul recupero di Anguissa, che dopo l’ infortunio è rimasto l’ ombra del giocatore ammirato con Spalletti, e soprattutto di Lobotka che nel gioco del tecnico può essere elemento essenziale. In attacco, la scelta è ampia e il ritorno di Osimhen sarà un’ arma in più per Mazzarri e il Napoli. Di una cosa siamo certi: il “suo” Napoli, qualunque sarà il modulo scelto, non morirà mai e lotterà su ogni palla con il coltello tra i denti.