Anna Lepre, dottore commercialista

di Anna Lepre*

Il Centro Studi di Confindustria ha calcolato che, con i prezzi del gas al livello medio atteso dai ‘future’, a fine 2023 l’Italia si troverebbe con circa 600 mila occupati in meno di quanti ne avrebbe senza il freno alla crescita determinato dal caro energia.
E’ una stima attendibile, ma ciò non significa che non si possa fare qualcosa per migliorare la situazione, come del resto sostiene la stessa confederazione di Viale dell’Astronomia. Su questo punto, forse, è bene fare chiarezza, distinguendo due aspetti.
Il primo riguarda l’immediato. Bisogna aiutare le piccole imprese a superare la crisi. I prezzi dell’energia rischiano di stroncarle, occorre che i provvedimenti del governo, quello uscente e quello futuro, siano adeguati alle necessità delle aziende. Privilegiando quelle piccole, per forza di cose meno resilienti, ma che rappresentano un grande patrimonio produttivo che l’Italia non si può permettere di trascurare.
Bene quindi le misure ragionevolmente praticabili per impedire chiusure di fabbriche e perdita di posti di lavoro. Ma è chiaro che, e il discorso riguarda soprattutto il nuovo Esecutivo, non ci si potrà limitare a gestire uno scenario drammatico, si dovrà al contrario fare di tutto per mutarlo in meglio.
E’ questo il secondo punto, ed è non meno importante del primo, anche perché più ‘strategico’, nel senso che dalla sua risoluzione dipende la rimozione di vincoli strutturali allo sviluppo del Paese. Abbiamo bisogno di disporre di più energia. Il rigassificatore di Piombino è diventato ormai un’emergenza nazionale, bisogna attivarlo superando resistenze territoriali che, al punto in cui siamo, rischierebbero di provocare un disastro economico e sociale.
Ma l’Italia deve anche fare di tutto perché si arrivi in sede europea alla definizione del price cap per il gas, dopo il parziale via libera dato dai 27 Paesi membri il 12 settembre, allorché hanno conferito alla Commissione di Bruxelles il mandato di elaborare una specifica proposta. Se l’irrazionalità dovesse prevalere a livello continentale, il governo nazionale, costi quello che costi, dovrà sobbarcarsi l’onere di fissare un tetto per l’utenza che la metta in grado di ‘sopravvivere’, che siano famiglie o imprese.
L’impulso alle rinnovabili, l’opzione nucleare di nuova generazione, nonché una maggiore produzione di gas interno sono altri tasselli di un puzzle da completare nel tempo più rapido possibile per uscire dalle secche dell’inverno energetico e preparare una primavera di riscossa economica. Possiamo farcela.

*Anna Lepre, Dottore Commercialista/ODCEC Napoli – presidente Centro Studi LepreGroup

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