L’episodio dell’apertura e immediata chiusura di Mondadori Bookstore, in Galleria Umberto a Napoli, merita qualche riflessione. Il Sindaco Manfredi, informato dell’accaduto, si è adoperato per cercare di favorire una rapida soluzione del blackout burocratico, con il completamento della documentazione necessaria per la riapertura. Non si può peraltro che convenire con quanto dichiarato dallo scrittore Maurizio De Giovanni, al riguardo. Fa specie che, mentre la polizia municipale imponeva a Mondadori di chiudere temporaneamente i battenti per non avere pienamente ottemperato all’iter previsto in queste circostanze, dei venditori ambulanti abusivi potessero tranquillamente proseguire la loro attività in Galleria. C’è da chiedersi se ad arrecare danno alla città sarebbe stata più una libreria che avesse potuto continuare a rimanere aperta per qualche giorno, in attesa di mettersi formalmente in regola, oppure dei soggetti che, al di là della illiceità del loro mercanteggiare, di sicuro non contribuivano alla valorizzazione di un luogo prestigioso, ma per troppi anni trascurato. Una delle strutture simbolo della città, che proprio l’amministrazione comunale, insieme a enti e associazioni private, sta cercando di rilanciare. La libreria è stata chiusa per dei difetti formali. Se vi fosse stato un problema sostanziale, sarebbe stato grave essere giunti fino all’apertura, prima di averlo individuato. Ma, se si tratta soltanto di una carta da aggiungere alla solita, corposissima, pratica burocratica, era proprio necessario chiudere e non, se mai, concedere una proroga di qualche giorno o settimana? Se, insomma, a mancare era solo un visto, perché bloccare Mondadori e lasciar fare agli ambulanti abusivi? È probabile che vi sia qualche norma da rivedere, al di là degli inadempimenti dei gestori della libreria, che pare siano stati sollecitati a mettersi in regola già nelle settimane precedenti. Qui non si discute la necessità che le prescrizioni di sicurezza siano rispettate da tutti. Laddove, tuttavia, nei fatti non sussistano pericoli, ma manchi semplicemente l’avallo di un’autorità, il buonsenso suggerisce di adottare misure non pregiudizievoli per l’attività economica in questione. Soprattutto se, su un piano più generale, è in atto una strategia, portata avanti in prima battuta dalle Istituzioni territoriali, che punta a recuperare un ruolo centrale di Napoli nel quadro delle politiche di sviluppo nazionali, anche e soprattutto attraverso l’attrazione di investimenti.