La partita contro la Juve è già alle spalle con il buono di un risultato acciuffato al fotofinish grazie a un Raspadori formato Jacobs sulla respinta di Szczesny e alle ormai solite amnesie difensive che stanno distinguendo la stagione. Non c’è molto tempo però per riflettere con calma perché la partita di venerdì sera al Maradona contro il Torino di Juric può concretamente dare una svolta al finale di campionato del Napoli e al destino futuro di Calzona. Non certo all’ immediato visto che il tecnico della Slovacchia, già stretto collaboratore di Sarri e Spalletti, sta facendo bene, bensì alla scadenza di maggio quando De Laurentiis dovrà decidere per la chiusura consensuale del rapporto a termine o scegliere di affidare proprio a Calzona la ripartenza per un ciclo importante e, si spera, vincente. La gara di venerdì sera, infatti, precederà di 24 ore Bologna-Inter e di 48 le sfide tra Juventus -Atalanta e Fiorentina -Roma, risultando quindi decisiva se l’ obiettivo al quale Il tecnico di Vibo punta è rientrare in corsa per un posto in Champions League. Un mezzo passo falso contro il Toro inciderebbe in modo pesante sulla classifica e soprattutto sull’umore del gruppo che dopo le due vittorie consecutive ha ritrovato fiducia e autostima anche grazie all’ aiuto di Eupalla( vedi palo di Vlahovic) e agli errori dei bianconeri in zona gol.
Va detto e rimarcato che Calzona, al suo arrivo, ha sicuramente invitato i giocatori ad una presa di coscienza e ad un’ assunzione di responsabilità piena, impostando assieme al rientrante Sinatti un piano di lavoro già conosciuto e ben accettato dal gruppo che ha ritrovato serenità e voglia di superare le difficoltà palesate negli ultimi sei mesi. E le partite di Reggio Emilia contro il Sassuolo e quella di domenica sera contro la Juventus hanno dato risposte incoraggianti alle attese della tifoseria e della proprietà. Si è capito che la squadra non ha dimenticato i principi del gioco d’attacco impostati da Spalletti anche se nella fase di non possesso e di difesa della terza linea vengono ancora fuori imbarazzi tecnici, tattici e di personalità anche a prescindere dalle prestazioni dei singoli difensori, centrocampisti compresi. Così la fluidità, l’ ampiezza e la profondità di gioco ritrovate in uno con la maggiore velocità di circolazione della palla trovano il loro contraltare nella assai labile tenuta difensiva che una Juve inesperta e soprattutto sciupona non ha saputo sfruttare. Meglio così, vuoldire che anche il vento sta forse cambiando. Ma è anche vero che le necessità di fare risultato sempre e a tutti i costi costringono la squadra a forzare il gioco offensivo e a rischiare parecchio sulle ripartenze avversarie. Forse Calzona deve semplificare i meccanismi difensivi per ritrovare quelle linee di copertura e le marcature preventive che diano garanzie precise anche al ritrovato gioco d’ attacco e ai gol del tridente.
A nostro sommesso avviso non è neanche questione di modulo perché il calcio
moderno è un calcio di movimento e di posizione, conquista e difesa attiva sul campo. Tocca a Calzona, specialista nell’ organizzazione del gioco difensivo dai tempi di Sarri, trovare quell’ equilibrio tattico che può rilanciate definitivamente e concretamente le speranze europee del Napoli. Venerdì sera contro l’ostico Torino e magari martedì con un bis da…sogno a Barcellona. Vamos a ganar azzurri!