Sabato 5 Aprile Napoli è scesa in piazza per Ilaria Sula e Sara Campanella per gridare la sua rabbia “siamo stanche di essere ammazzate, siamo stanche di non potere uscire la sera libere e tranquille per strada, Siamo il grido altissimo e feroce , Non una di meno!”. Napoli non si piega, no dopo la morte di altre due giovani donne uccise dalla violenza patriarcale di due giovani che ancora vengono definiti bravi ragazzi. Bravi ragazzi incapaci di accettare il no di una donna, bravi ragazzi che rispondono alla loro frustrazione di uomini sviliti nella loro mascolinità con la violenza e la morte. Centinaia i manifestanti che si sono radunati per la marcia rumorosa di “Non una di meno” partita da piazza San Domenico Maggiore. Una fiumana di gente per le vie del centro con chiavi al cielo , fischietti e cartelloni accompagnati da cori di denuncia per far risuonare la sofferenza diventata rabbia per Sara e Ilaria. Una manifestazione iniziata al ritmo della canzone di La Nina , “Figlia D’ ‘a Tempesta”, che raccoglie in un solo brano tutta la violenza patriarcale della storia italiana con la voglia di rivalsa delle vittime e la paura degli stereotipi di genere che continuano a ripetersi senza sosta sfociando nel sangue .Un brano che è canto di rivolta contro una società che continua a premere e a opprimere negando libertà di essere e di pensiero con ruoli imposti e insistenze sociali
“Pe tutte ‘e ferite ca c’ate lassato
Pe tutte ‘e bucie ca c’ate cuntato
Pe ‘sti curtellate ca c’ammo pigliato
Pe tutte ‘e prumesse mancate
‘E suonne ca v’ate arrubbato
P”e sore ca c’ate luato, ca nun so’ turnate
Nun l’ammo scurdate, nun l’ammo scurdate”
Da via Mezzocannone a piazza Dante una marcia unita senza distinzione di ceto o genere con lo stesso pensiero “Oggi sono Ilaria e Sara, ma potrebbe essere chiunque. Sorelle e Fratelli se domani sono io, Appicciate tutto!”. Dalle grida al silenzio poi presso Piazza Bellini dove Napoli per pochi minuti sembrava una città fantasma. Chiavi posate, cartelli posti a terra, occhi che si guardano con tristezza nel silenzio assordante che grida più forte di qualsiasi urlo: Basta Femminicidi, Basta vittime innocenti! “Siamo qui con dolore ma soprattutto con rabbia. Oggi è una giornata di lotta. Siamo stanche di vivere in un paese che non ci rappresenta. I femminicidi di Ilaria e Sara non sono casi isolati , ma l’estrema rappresentazione di un sistema che è profondamente malato, i dati parlano: in tre mesi, da Gennaio, siamo gia a 9 femminicidi!” ha commentato una giovane studentessa.