A Napoli si dice “fesserie e’ caffè”, nel senso stupidaggini da bar quando si discute su temi futili come quelli ascoltati o letti dopo il pareggio del Napoli con la Salernitana. Calo atletico degli azzurri, minore capacità e intensità nel creare gioco che nel finalizzare, o il ‘braccino corto’ nelle ultime gare figlio, a giudizio di molti, nel freno psicologico che ha preso la squadra chiamata all’ultimo sforzo, quello vincente. ‘Fesserie e’ caffè’, come dicevamo, perché il campionato è stato stravinto e anche contro una coriacea salernitana, alla ricerca dei punti salvezza, il Napoli ha avuto sempre il palio o del gioco. Questa volta, però, non sono bastati Ne il 73% di possesso palla, né 24 conclusioni verso la porta di Ochoa, per vincere l’attento bunker preparato da Paolo Sousa. E si sa, in queste partite di fine stagione le squadre impegnate nella lotta per non retrocedere scendono in campo con il coltello tra i denti. Con la Salernitana hanno pareggiato anche Milan e Inter che per altro nelle ultime giornate sono uscite sconfitte o con un pareggio da scontri con le squadre di media e bassa classifica. Il quarto pareggio del Napoli che fa da contraltare a ben 25 vittorie e 3 sconfitte, va perciò archiviato positivamente viste le sette sconfitte subite da Milan e Lazio le 8 della Juve e le ben 11 dell’Inter. Nella scorsa stagione, a sei turni dalla fine, il Milan aveva 68 punti e l’Inter 66. Dunque, anche se avessero gli stessi punti di allora, le milanesi sarebbero rispettivamente a -11 e -13 punti dal Napoli. Se è vero che i numeri non mentono e la matematica non è un’opinione, il solo punto che manca al Napoli a 6 turni dalla fine narra per questo di un campionato stravinto durante il percorso e non alla sua fine, frutto di un gioco brillante, a tratti esaltante, scalfito ora solo da quel pizzico di ingenuità ed inesperienza che inconsciamente sera frenando i giovanotti di Spalletti. A mio avviso, questa squadra può avere un ciclo importante. La palla, ora, dai giocatori in campo passa alla Società e al presentente De Laurentiis. Sarà davvero un Napoli internazionale?