Come si può non essere dispiaciuti per un sogno che,per la seconda volta nel giro di due settimane, finisce all’ Olimpico al tramonto di una partita sofferta,combattuta centimetro su centimetro in piena emergenza contro una Lazio in forma e reduce da due vittorie consecutive? Come non definirla un’ occasione persa per il Napoli raggiunto al minuto 87 da un gol di Dia, che con gli azzurri sembra avere un conto aperto visto che nella stagione dello scudetto segnò al Maradona il gol del pareggio della Salernitana che strozzò in gola ai sessantamila di Fuorigrotta l’ urlo di poter festeggiare matematicamente il tricolore tra le mura amiche.
Per il Napoli sono stati 90′ di cuore in gola con un ritorno al 3-5-2 in verità molto elastico visto che la Lazio sugli esterni premeva alta con Zaccagni ma soprattutto con Isaksen, libero di accentrarsi partendo dalla sua posizione di esterno destro. Così una partita a scacchi tra Conte e Baroni, iniziata con le manovre di disturbo da entrambe le parti è cambiata dopo soli sei minuti quando il biondo danese, intercettando una brutta respinta di testa di Rrahamani avanzava indisturbato centralmente per poi lasciare partire un siluro da oltre venti metri sul quale Meret poteva opporre solo la mano di richiamo senza impedire che la sfera finisse alle sue spalle. Poteva essere l’ inizio della fine per un Napoli in emergenza piena sulla fascia sinistra ed invece la squadra ha ripreso con calma ad impostare il gioco da dietro prendendo metri e campo con un centrocampo più ispirato di quello laziale. A trovare la chiave giusta ci pensava Mctominay che, intercettata palla a centrocampo, serviva Raspadori che scambiava in velocità con Lukaku il quale gli restituiva palla in area: dribbling stretto su Guendouzi e sinistro che passava tra le gambe di un non irreprensibile Provedel. Era il minuto 13 e dopo una ventina si iniziava ad avvertire una certa differenza di peso tecnico tra le due squadre a favore del Napoli che tuttavia non aveva lo slancio e pure la freddezza necessari per indirizzare decisamente la gara a proprio favore. Era la Lazio, invece, a rendersi pericolosa al 38′ con una gran giocata di Pedro che portava palla a Rovella al limite dell’ area: tiro violento ma centrale che Meret alzava in angolo. Era l’ ultimo acuto di un primo tempo dove rispetto e timore reciproci avevano fatto si che a centrocampo tra marcature strette, quelle preventive e di copertura da ambo le parti, venisse impedito ai rispettivi reparti di servire in profondità le punte.
La ripresa vedeva una Lazio più intraprendente ma a sorpresa era il Napoli a passare in vantaggio: minuto 64′ triangolo veloce tra Politano, subentrato al 62′ a Buongiorno,e Raspadori con l’ex Sassuolo lesto a buttare la palla in area dove, dopo una serie di rimpalli,finiva sui piedi di Marusic che realizzava involontariamente il più classico e clamoroso degli autogol. Appena tre minuti e la Lazio, come già accaduto con l’Udinese, trovava il gol del pareggio con una spettacolare semi rovesciata di Zaccagni che però era in offside rilevato da Massa e confermato dal Var. Un segnale d’ allarme che gli azzurri non coglievano arretrando sempre più il proprio baricentro difensivo con Lukaku isolato in avanti. Baroni decideva di mandare in campo anche il convalescente Dia al posto di Pedro(74′) e poi Lazzari e Tchauna’ per gli esausti Isaksen e Tavares(82′). Conte rispondeva mandando in campo per l’esordio in campionato Rafa Marin per Mazzocchi(85′) spostando Politano a sinistra. Due minuti dopo arrivava la beffa per gli azzurri con Dia che senza pressione da parte e di Politano e di Mctominay trovava il sinistro a giro vincente.
Terzo pareggio consecutivo per Conte e i suoi guerrieri con un 3-5-2 inedito ma che spesso si trasformava difensivamente ora in una linea a 5 ora anche a 4 a seconda delle esigenze. Una riscrittura che ha premiato nel primo tempo, superato lo shock del gol subito in avvio, ma che alla distanza è costata stanchezza e fatica non solo agli esterni ma anche ai centrocampisti costretti a un lavoro incessante di interdizione, costruzione e partecipazione al gioco d’attacco. Una partita di sacrificio laddove serviva tanto Napoli per andare ad affrontare una delle squadre più in forma del campionato. Se le perplessità sugli azzurri erano sulla condizione fisica, il match ha chiarito che più di un calo atletico si tratta di uno stress dovuto alla responsabilità di tenere fede alle attese di tutto l’ ambiente a cominciare dagli stessi giocatori e Conte. Raspadori autore del primo gol ha confermato la sua duttilità e la possibilità di un utilizzo più costante, Buongiorno finché è stato in campo sembra avviato alla migliore condizione. E domenica nel lunch match si va a Como. Conte fa del pragmatismo il suo dogma per evitare che la squadra finisca “fuori giri”. Il tecnico sta tenendo fede all’ impostazione data al suo lavoro anche nella difficile gara dell’ Olimpico, con rotazioni ragionate e spesso costretto da una rosa ridotta all’ osso. Il pareggio è stato risultato giusto anche se la Lazio ha avuto qualche occasione in più per colpire. È arrivato comunque un altro risultato positivo in trasferta e sul quale si potrebbe anche questa volta recriminare. Noi diciamo che il Napoli c’è ancora tutto anche se acciaccato. La nave sta affrontando la tempesta con dignità e ordine con un capitano, Conte, che la governa saldamente e senza voglia di abbandonarla. E domani, con tutto il popolo azzurro, potrà fare decisamente il tifo per la Juventus.