Roma – “L’agricoltura nell’Unione europea e in particolare in Italia ha bisogno di un budget per la Politica agricola comune più elevato in termini reali perché sia possibile  raggiungere gli ambiziosi obiettivi reddituali, occupazionali, di equità, ambientali, di diritto al cibo e di sicurezza e sovranità alimentare contenuti in ‘Una visione per l’agricoltura e l’alimentazione’, il documento che la Commissione Ue presenterà lunedì 24 marzo all’attenzione del Consiglio europeo per l’agricoltura e la pesca – dichiara Gianni Fabbris, segretario nazionale di Altragricoltura Cssa, che aggiunge “Soprattutto, però, c’è bisogno di chiarezza e di finalizzare gli obiettivi agli interessi dei cittadini prima ancora che alla speculazione industriale e commerciale”. Quanto alle risorse, Fabbris fa notare come “nel Consiglio Ue del 20 marzo scorso non è ancora stato affrontato in maniera compiuta il capitolo del nuovo Quadro finanziario Pluriennale dell’Unione e che riguarderà anche la Pac post 2027”, presupposto fondamentale per dare concretezza ad obiettivi che, per essere raggiunti, hanno bisogno di investimenti che riorientino scelte che hanno svuotato interi settori ed interi territori della presenza delle imprese. È il caso dell’agricoltura e della pesca dell’Europa Mediterranea sacrificate da oltre tre decenni di scelte politiche Europee e Nazionali che hanno letteralmente espulso una gran parte delle piccole e medie aziende dal Sud dell’Europa spostando e delocalizzando le produzioni mediterranee verso il Nord e l’Est del Bacino Mediterraneo, non certo a favore delle economie rurali di quei Paesi bensì dell’agroindustria internazionale. I Green Corridor prima, gli accordi Bilaterali poi, hanno innestato e alimentato un vasto processo che, nel mentre ha svuotato le campagne italiane di aziende agricole e le marinerie di imprese della pesca, ha esposto il Paese alla valanga di importazioni di materie prime alimentari prodotte a costi enormemente più bassi dal sistema industriale che ha delocalizzato le produzioni in aree con bassissimo costo del lavoro. La PAC, che era nata come sistema di wellfare per garantire cibo e benessere sociale agli Europei, convertendosi in strumento per rafforzare le dinamiche del mercato speculativo e della finanziarizzazione dei processi, ha accompagnato la perdita di valore del lavoro agricolo e della pesca e della redditività delle aziende. Riorientarla, significa restituire reddito e dignità alle aziende produttive ed al lavoro proprio nelle aree e nei settori strategici per gli interessi  europei; servono investimenti e azioni mirate sia sul primo che sul secondo pilastro anche per rispondere alle sfide poste dal documento unionale in cui ci sono precisi impegni di natura normativa sulla semplificazione del sistema dei pagamenti per le piccole e medie imprese agricole e misure per intervenire sulla concorrenza sleale proveniente dai Paesi Terzi e per meglio gestire le pratiche commerciali sleali all’interno dell’Unione. “Siamo felici che, almeno nei documenti, la Commissione Ue sembra essersi accorta che è necessario aumentare il reddito degli agricoltori, intervenendo sulle distorsioni all’interno delle filiere, imponendo un sistema normativo Ue a tutela dei redditi, che colpisca la speculazione e scongiuri il rischio che gli agricoltori continuino a produrre beni poi ceduti a prezzi inferiori ai costi medi di produzione – aggiunge Fabbris – per questo sollecitiamo il Ministro Lollobrigida a prenderne atto ed a far sentire forte la voce di uno dei Paesi del Mediterraneo che da troppo tempo sta pagando i maggiori prezzi in termini di Impoverimento e chiusura delle piccole e medie aziende e perdita di lavoro.” All’interno della Pac poi esistono delle sacche di spreco e di iniquità: denari che non vanno agli agricoltori o che finiscono solo a quelli evidentemente più ricchi ed alla rendita improduttiva e speculativa e che vanno eliminate. “Riteniamo che una delle strade possibili per incrementare gli aiuti agli agricoltori attivi ed ai giovani possa essere quella di un recupero di risorse dato da una maggiore integrazione tra i Fondi di coesione e quelli della Pac nel quadro delle azioni per rendere vivibili le zone rurali con investimenti in infrastrutture di pubblica utilità, come pure prefigurato dal documento della Commissione, che non mette in discussione la Pac e la sua autonomia finanziaria, ma punta a coordinare gli obiettivi delle politiche comunitarie sulle aree interne e rurali – continua Fabbris. Sull’aumento del sistema della degressività, Fabbris infine sottolinea come “Possa essere considerato uno strumento valido solo se realmente finalizzato a reindirizzare le risorse drenate dalle grandi aziende agricole dell’agroindustria verso le piccole e medie imprese che rappresentano circa l’80% del tessuto imprenditoriale agricolo dell’Unione”.