Nel corso dei lavori di Cernobbio è stato presentato un aggiornamento dell’Osservatorio sul Pnrr tenuto dal club Ambrosetti. A fine maggio di quest’anno risultavano spesi 25,7 miliardi di euro, ovvero il 13,4% dei 191,5 complessivi concessi all’Italia. Va tenuto presente che l’erogazione è condizionata all’adempimento di step monitorati da Bruxelles. L’Italia, non a caso, ha finora ricevuto solo 67 dei miliardi annunciati. Si va comunque avanti, pur tra tante difficoltà. Sull’impatto che potrebbe avere la piena attuazione del Pnrr, Ambrosetti indica una forbice abbastanza ampia: un incremento del pil dall’1,3 al 2,6%. Il club Ambrosetti prevede in ogni caso effetti benefici in termini di riduzione delle disuguaglianze. Ci dovrebbe essere quindi un ritorno vantaggioso per il Mezzogiorno. Ma è chiaro che l’esito finale dipenderà dalla pienezza dell’attuazione del Piano, considerando anche le forme di revisione cui sarà stato sottoposto in corso d’opera. Limitando il ragionamento a quel 13,4% già speso, l’analisi porta a conclusioni divergenti. Se infatti si può registrare con favore il fatto che le tre ‘missioni’ finalizzate alla digitalizzazione, alla transizione energetica e alle infrastrutture abbiano superato il 16% di spesa, preoccupa il fatto che per istruzione e inclusione si sia erogato appena il 5% e che la spesa per la salute sia stata addirittura contenuta in un modestissimo 0,7%. È quasi pleonastico sottolineare l’importanza per il Sud di accelerare la spesa in questi settori vitali, anche sulla base del dato di partenza, che vede le aree meridionali molto distanti dal resto del Paese su ciascuno di questi fronti d’impegno. Un’istruzione e una formazione che funzionino, che siano adeguate alle esigenze di una società avanzata, con tecnologie in continua evoluzione, costituisce una precondizione indispensabile per creare occupazione di qualità. La spesa per l’inclusione è fruttuosa soprattutto in quelle regioni dove la marginalità sociale e il degrado territoriale, l’imbarbarimento di consumi e stili di vita, rappresentano un problema quotidiano e pressante. L’auspicio è che nei prossimi mesi si inverta quindi la tendenza riscontrata nella prima fase di decollo del Pnrr. Più in generale, va posta attenzione, dai livelli istituzionali nazionali e territoriali, affinché la direttrice volta alla coesione territoriale, che tanta parte ha giocato sulla concessione di ingenti fondi all’Italia, non venga messa in discussione da ritardi, mutamenti di obiettivi, ricollocazione delle risorse.