È stata tanto attesa la proroga della Decontribuzione Sud e solo qualche giorno fa in extremis è arrivata, la cui scadenza prevista era il 30 giugno 2024 ed è stata posticipata al 31 dicembre 2024. L’annuncio è stato fatto dal ministro per gli Affari UE e il PNRR, Raffaele Fitto, dopo un incontro con la vicepresidente della Commissione UE  Vestager.
Una misura  molto importante sia per le imprese che per i lavoratori. Grazie a questa misura, il Sud Italia ha negli anni anche aumentato l’interesse verso investimenti di grandi gruppi imprenditoriali provenienti da ogni parte del mondo.
Per il solo anno 2023, questa misura, che prevede la riduzione di 30 punti percentuali dei contributi previdenziali a carico delle aziende, ha coinvolto complessivamente 1.453.444 lavoratori nelle otto regioni interessate. La misura consiste in una sgravio  sui contributi previdenziali   per i datori di lavoro  privati con sede in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
 Sono esclusi i premi e contributi INAIL. Non è previsto un massimale di sgravio contributivo individuale. Va anche precisato che non si applica solo alle nuove assunzioni ma a tutti i rapporti in essere nel periodo agevolato.
Sono esclusi il settore del lavoro domestico, della finanza e dell’agricoltura.  La Campania è la prima regione per numero di lavoratori interessati segue subito la regione Puglia.
La fine della Decontribuzione Sud avrebbe significato un grave colpo per le nostre imprese, che avrebbero visto schizzare il costo contributivo del 30%, con conseguente perdita di numerosissimi posti di lavoro. Occorrerebbe per il bene del sud del nostro paese che questa misura smetta di essere “temporanea” e diventi “strutturale”. Solo così gli imprenditori potranno garantire stabilità ai propri dipendenti e favorire ulteriori investimenti.