L’economia italiana rallenta. A certificarlo è l’Ocse, l’organizzazione che comprende gli Stati più sviluppati del mondo. In media la loro crescita, rispetto al primo trimestre dell’anno, nel periodo aprile-giugno è stata pari allo 0,5%, contro lo 0,2% italiano. Sono cresciuti dello 0,5% anche i membri del G7. Qui l’andamento nazionale si colloca al penultimo posto, davanti alla sola Germania, il cui pil, da aprile a giugno ’24, è addirittura calato (-0,1%) in confronto al dato del primo trimestre.

Lo scenario non diventa molto più confortante, se si parametra il dato di giugno con quello rilevato un anno prima. A distanza di dodici mesi, l’economia dei Paesi Ocse è salita mediamente dell’1,8%, contro lo 0,9% dell’Italia. Se, peraltro, si limita l’analisi all’Europa, l’Italia risulta crescere un po’ più dell’Ue (0,8%) e del ristretto target dei Paesi dell’Eurozona (0,6%).

C’è quindi, in generale, un problema europeo: il vecchio continente cresce meno di altre macroaree mondiali. Ma, in quest’ultimo periodo, l’Italia ha preso a marciare a passo più ridotto anche delle altre nazioni Ue, e la cosa può diventare preoccupante, considerando i vincoli finanziari che impediscono al Governo manovre ‘espansive’.

Il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha indicato, nel suo intervento al Meeting di Rimini, l’unica concreta soluzione per superare le criticità nazionali: ridurre il debito pubblico attraverso una crescita strutturale dell’economia. Bisogna creare quindi le condizioni per un considerevole incremento del Pil, fattore ancora più necessario della pur importante spending review.

Tradotta in strategia di politica economica, l’esortazione di Panetta significa accelerare fortemente il percorso finalizzato a una maggiore coesione territoriale. È il Sud che ha margini di crescita enormi, non il resto della nazione. Le politiche degli anni scorsi hanno penalizzato il Sud. Un esempio: nei primi due decenni del secolo la spesa per i trasporti nel Meridione è crollata. Nel 2019 quella pro capite in Liguria era di oltre 1000 euro, in Lombardia di oltre 600, nel Mezzogiorno di poco più di 300.

Non è un caso se, con il decollo del Pnrr, il Sud ha invertito la tendenza al ristagno economico. Se il Mezzogiorno sarà al centro delle strategie di rilancio dell’economia, la richiesta del Governatore avrà un riscontro positivo, e l’Italia potrà proporsi come una nuova locomotiva per l’intera Europa. Basta che tutti comprendano fino in fondo che puntare a Sud è una strada obbligata per il futuro dell’Italia.