A Napoli sono tornati in massa i turisti ma è sparito il Napoli. È da un po’ che ritengo inutile commentare le partite degli azzurri e men che meno lo farò dopo lo 0-2 del Maradona contro un buon Bologna. C’ è come una sospensione nel vuoto in questo finale di campionato dove giornalisti, opinionisti, lacché di turno, zerbini societari e chi più ne ha più ne metta , credevano e invocavano il Filotto di sette, otto vittorie consecutive finali per arpionare la Champions League versione 2024-25 più ricca e affascinante. Nessuno, tranne pochissimi, a cercare di fare capire che del Napoli dello scudetto s’erano perse le tracce dopo poche giornate di campionato. L’ ultima partita, ultima speranza per rimanere nell’ Europa dei poveri, quella che non arricchisce le tasche ma almeno il morale di tifosi e società “sane” mentalmente, è sfumata lasciando l’ amaro in bocca ai tifosi. Il Napoli è scomparso visivamente, olfattivamente e auditivamente da Napoli e dal calcio italiano, senza lasciare la benché minima traccia del recente passato che non sia un film da passare alla storia delle future generazioni di tifosi. ADL pare che lavori nell’ ombra tra casting di allenatori, giocatori ed agenti e procuratori ma pare non rendersi conto che nel Golfo, sempre meno azzurro sempre meno innamorato, è pronta una vera e propria fuga come gli ebrei dall’ Egitto. I giornali fanno nomi su nomi di allenatori, giocatori, Diesse e altre figure pronte a servire alla causa delaurentisiana, ma è tutta fantasia, tiepida per di più. I giornali cercano di smuovere un ambiente ibernato, senza sussulti, senz’ anima. Si aspetta la “mossa” di De Laurentiis più di quella di Nini’ Tarabuscio’ al salone Margherita. Chi taglia, chi tiene, chi prende…E nessuno si chiede, invece, chi vorrà rimanere? Perché il vero quesito dopo le ultime…esibizioni è: chi può restare? Quale è lo zoccolo duro della rosa da cui ripartire? Dopo lo scudetto nessuno acquisto di prestigio e stipendi ridotti come i rinnovi . Musi già lunghi e poca voglia di offrire muscoli e tibie alla causa Azzurra. S’è visto in molte gare ma nessuno l’ ha mai detto o scritto. Tutti zitti tranne chi ha l’ azzurro nel cuore, i tifosi. Loro traditi e delusi nonostante i sold out al Maradona. Poi rassegnazione e indifferenza per chi e coloro che non hanno saputo difendere con dignità un titolo vinto dopo 33 anni. Il Napoli oggi è un pensiero indifferente un sentimento che striscia ma che non lascia traccia, come il non gioco di undici giovanotti che erano squadra e oggi sono monadi tristi prive di qualsiasi reazione. E non pensiamo alla mancata qualificazione alla Champions che avrebbe portato denaro fresco al club e non solo, visti i 10 milioni di euro tardivamente promessi dalla presidente alla squadra. Ora si aspetta il futuro e non si è capito che il futuro è adesso con tutte le sue problematiche e difficoltà operative. A cominciare dalla vendita(o svendita ndr.) di Osimhen per finire a Kvaratskhelia. Tenerlo per un solo anno servirebbe a niente, meglio venderlo e rifondare tutto. Dopo il Bologna le macerie della stagione sono lì a testimoniare il fallimento di un uomo solo e troppo pieno di sé. Rifondare? Si può ma partendo dalle fondamenta mai gettate in una società autocratica e patriarcale. E il distacco dei tifosi, sconcertati da una stagione horror, si nota anche nell’ indifferente rassegnazione per le annunciate partenze degli idoli che appena un anno fa avevano fatto diventare realtà un sogno durato 33 anni.