CITTÀ DEL VATICANO – Lunedì, all’età di 88 anni, si è spento il Sommo Pontefice, lasciando un vuoto profondo nella Chiesa cattolica e nel cuore di milioni di fedeli nel mondo. Ma se il suo lascito spirituale verrà celebrato a lungo nelle omelie e nei pellegrinaggi, c’è un aspetto del suo pontificato che merita oggi uno spazio tutto suo: il suo impegno per i beni culturali e la giustizia storica.

Francesco non fu solo il Papa della misericordia e degli ultimi. Fu anche un pontefice che, in silenzio ma con fermezza, ridisegnò il rapporto tra la Chiesa e il patrimonio artistico mondiale, rompendo con il passato e offrendo gesti concreti in nome della verità, del rispetto e della riconciliazione.

Uno degli atti simbolicamente più forti del suo pontificato arrivò nel 2023, quando il Vaticano restituì alla Grecia tre frammenti delle sculture del Partenone, custoditi per decenni nei Musei Vaticani. Un gesto epocale, carico di significato culturale e politico. E le parole del Papa in quell’occasione non lasciarono spazio a interpretazioni ambigue:
 “Mi viene in mente il settimo comandamento: se rubi qualcosa, devi restituirla”, dichiarò con la franchezza che lo ha sempre contraddistinto. E aggiunse: “Nei casi in cui si possono restituire le cose, in cui è necessario fare un gesto, meglio farlo. Così non ci si abitua a mettere le mani nelle tasche di qualcun altro.”

La restituzione fu formalmente presentata come una “donazione” alla Chiesa ortodossa di Grecia, ma non c’era nulla di protocollare in quel gesto. Era una presa di posizione coraggiosa, un messaggio indirizzato al mondo: il passato va affrontato, non ignorato.

Durante una visita ad Atene nel 2021, il Papa si era già espresso con parole potenti mentre camminava sotto le colonne immortali del Partenone:
 “La storia fa sentire il suo peso e qui, oggi, sento il bisogno di chiedere nuovamente il perdono di Dio e dei nostri fratelli e sorelle per gli errori commessi da molti cattolici.”

Non fu un atto isolato. Francesco vedeva l’arte non solo come memoria, ma come visione e responsabilità. In più occasioni parlò del ruolo degli artisti come “architetti del futuro”, capaci di costruire mondi dove oggi vediamo solo frammenti:
 “Vi prego, cari artisti,” disse una volta, “di immaginare città che non esistono ancora sulle mappe: città in cui nessun essere umano sia considerato un estraneo.”

Un messaggio che parla non solo agli scultori, ai pittori, ai poeti, ma a chiunque desideri un mondo più giusto, dove la bellezza e la memoria non siano privilegio, ma diritto e responsabilità collettiva.

Ora che la sua voce si è spenta, rimane la sua visione. Un Papa che seppe ascoltare le pietre, e rispondere. Un Papa che restituì frammenti – ma offrì al mondo un’idea intera di giustizia.