In un periodo storico come questo che stiamo vivendo l’economia è come in un tunnel lunghissimo, e la luce è ancora lontana dal vedersi. Gli effetti della pandemia da Covid-19 prima e la guerra in Ucraina adesso, stanno complicando il quadro internazionale, anche se, in casa, stiamo cercando di trovare strade percorribili per superare l’impasse che, dal 2008, pare si sia cronicizzato. In una grande capitale del Mediterraneo come Napoli, ad esempio, ci sforza a prendere le misure di questa crisi, individuando strategie possibili per promuovere anche il commercio al dettaglio. Confesercenti da poco ha lanciato il suo progetto del Distretto Commerciale per le attività delle zone di Piazza Garibaldi, Corso Garibaldi, Piazza Mercato, Piazza del Carmine, Corso Umberto I e Via Duomo, con l’utilizzo di 5 mln di euro stanziati dalla regione Campania da spendere entro il 2022 per tutti i distretti in fase embrionale. L’Ente datoriale conta di coinvolgere 500 imprese, con il comune di Napoli che sosterrà il distretto concorrendo alla sicurezza e al decoro urbano della zona. “E’ una iniziativa lodevole – commenta Gianni Lepre, opinionista economico del Tg2 e presidente della Commissione Reti e Distretti Produttivi di ODCEC Napoli – che però risponde solo alle esigenze “di pancia” per così dire del commercio cittadino, non tenendo conto del fatto che Napoli è famosa in tutto il mondo per le sue eccellenze e non certo per le sue salumerie o negozi di abbigliamento o comunque il settore dettaglianti in generale”. Il noto economista, che tra l’altro è presidente del Club delle Eccellenze del Made in Italy ha poi continuato: “Resto dell’idea, come già detto agli Enti territoriali, che la rinascita dell’economia napoletana, in questo caso specifico, debba partire dal rilancio delle sue filiere d’eccellenza, mediante strategie ‘Tourist Holder’. Se ci pensate il più grande driver della città è il turismo di massa che non è stagionale, e questo è un plusvalore”. “Ma questo driver – ha poi ribadito Lepre – non può e non deve essere utilizzato solo come core business per l’industria ricettiva, ma deve essere allargato all’industria culturale, ed alla grande ed inimitabile tradizione artigianale. Per questo già da tempo ho lanciato l’idea del cosiddetto ‘triangolo delle eccellenze’ Borgo Orefici, Piazza Mercato, e San Gregorio Armeno, la culla dell’artigianato italiano; la fusione tra i maestri orafi, i pastorai, i ceramisti, liutai, cesellatori, camiciai, sarti, l’eccellenza del Made in Italy, i settori più ambiti nel marcato mondiale”. Il prof. Lepre ha poi sottolineato: “La ripartenza del commercio al dettaglio passa anche e soprattutto dall’impulso che riusciamo a dare ai settori primari, di cui il commercio generalizzato è considerato indotto”. Lepre ha poi concluso: “La creazione di questa direttrice artistico culturale che vede Piazza Mercato come l’antica capitale delle botteghe storiche napoletane da ricreare e valorizzare con i mestieri ancora attivi oggi, inevitabilmente coinvolge tutto l’indotto con il raggiungimento da parte dei turisti anche di quelle zone a cui faceva riferimento Confesercenti. Dopotutto le direttrici industriali servono a quello, ad inglobare zone della città raggiunte solo dai residenti, ma che adesso vengono poste all’attenzione del turismo di massa grazie anche all’effetto di Procida Capitale della Cultura 2022”. Lepre ha poi chiosato: “Una cosa, però, dobbiamo metterci in testa: Napoli non è solo Via Toledo o il lungomare Caracciolo. Napoli è una perla inimmaginabile, basta sapere come aprire l’ostrica”.