Salvatore Formisano (Torre del Greco, 05 ottobre 1964) è un regista e sceneggiatore teatrale e cinematografico. La sete di conoscenza dell’infinito mondo delle arti, lo porta a rimodulare di continuo la sua vita e la sua storia. Il suo interesse per l’arte si manifesta sin da ragazzino. Inizia a muovere i suoi primi passi nel mondo della musica, studiando chitarra classica sotto la guida del M° Maurizio Villa.  In seguito si cimenta nella pittura e nella scrittura, iniziando a curare la rubrica di cultura per il giornale “Tutto è”. Da quel periodo in poi, si dedica alla stesura di diversi romanzi, tra questi: “Cronaca di un borgo marinaro”pubblicato dall’Editore Nunzio Russo, un giallo ambientato sulla costiera sorrentina. Dopo qualche anno fa il suo esordio alla regia e alla sceneggiatura con “La fuga”, un cortometraggio che tratta il delicato rapporto tra una madre e un figlio autistico. Collabora con la “Movie Dream Production”, per la quale scrive la stesura del testo relativo al documentario “8 dicembre, tra Mito, fede e Tradizioni”, un progetto che traccia il limite tra la fede, le tradizioni, e la convivenza con il magismo nella venerazione mariana.  Altra collaborazione quella con la “Vulcano Film”, per la quale rivisita alcune sceneggiature. Attraverso il componimento di testi per il teatro, il passaggio alla regia si rivela del tutto naturale. Col passar degli anni Formisano cerca di diffondere la cultura del cosiddetto “Teatro altro”, ovvero la ricerca e la sperimentazione di un teatro poco conosciuto al pubblico di massa. Affascinato dalla dottrina teatrale del regista Gennaro Vitiello, il regista e sceneggiatore torrese approfondisce la ricerca di testi poco rappresentati, dirigendo: “La Notte di Natale e Marzia” di Giorgio Serafini Prosperi, “Le Serve” di J. Genet, “Ferdinando” di Annibale Ruccello, “L’Amante” e “Il Calapranzi” di Harold Pinter, e il corto teatrale “La Trappola”, da lui scritto e diretto. Nel 2022 ha pubblicato il romanzo “San Gennaro si fida di me” (Casa Editrice La Valle del tempo). Dal 2023 cura la direzione artistica del Teatro nel Garage, ex Teatro La giostra.

Può raccontarci come è nato Teatro nel Garage e qual è la sua missione?
<< Teatro nel Garage, è stato l’ultimo spazio teatrale fondato dal regista e drammaturgo Gennaro Vitiello. Vitiello è stato il regista che ha portato in Italia la sperimentazione e il decentramento teatrale, concetti che nel tempo si sono estesi a livello europeo. La nostra missione è di offrire al pubblico, tra i tanti titoli, una parte significativa di nuova drammaturgia, proponendo diversi linguaggi teatrali. Per portare avanti il concetto definito da Vitiello, del “teatro altro” abbiamo deciso di dedicare il nostro spazio teatrale proprio a lui, intitolandolo,  appunto “Teatro nel Garage” >>
Come selezionate le compagnie e gli artisti che si esibiscono nel vostro spazio?
<< Partiamo dal fatto che il nostro è uno spazio aperto. Tenendo fede al nostro trascorso teatrale tendiamo di costruire un cartellone che contenga come principio fondamentale, la ricerca della sperimentazione, e la contaminazione tra stili ed esperienze diverse >>
Quali sono le sfide più grandi che affrontate nella gestione di un teatro indipendente?
<< Di sfide ce ne sono tante, e quotidiane. I teatri indipendenti vivono del proprio pane e della propria aria. Ogni mattone che si erige è il frutto di enorme passione e sacrificio. La nostra realtà non usufruisce sponsorizzazione e nemmeno fondi pubblici, va avanti autofinanziandosi e grazie alle attività correlate che programmiamo di volta in volta, ma siamo contenti perchè riusciamo a realizzare parte dei nostri sogni >>
Come vi relazionate con la comunità locale e quali iniziative avete in corso per coinvolgerla?
<< Debbo dire che sin dall’inizio della nostra esperienza “Teatro nel Garage”, ha ottenuto un buon riscontro di pubblico. Per noi è stata una sfida insediare il nostro teatro in una città radicata nello stile comico e di tradizione, e credo di aver fatto una cosa buona, perchè ho potuto appurare che le persone vogliono conoscere nuove trame e i nuovi linguaggi del teatro, ed è bello unire generi diversi che si presentano insieme sul nostro palco, e vedere il pubblico divertito e soddisfatto della serata trascorsa in nostra compagnia >>
Ci sono particolari generi o tematiche che preferite esplorare nel vostro programma?
<< Partiamo dal fatto che nasciamo come ricercatori di nuove forme teatrali, proprio perchè è la nostra missione, resta la divulgazione del famoso “Teatro altro”, ma ci rendiamo pur conto che il pubblico bisogna abituarlo un po’ per volta a nuovi linguaggi, quindi le scelte vanno calibrate sulla base delle esigenze >>
Come gestite la produzione e la promozione degli spettacoli?
<< La gestione della promozione della nostra offerta artistica è affidata a un ufficio stampa e comunicazione, che si occupa della divulgazione dei nostri eventi >>
In che modo il Teatro nel Garage affronta le questioni di inclusività e diversità nel teatro?
<< Come ho detto prima, il nostro è uno spazio culturale aperto dove ognuno può proporre ed esibirsi al di la’ del credo, razza, e altro. Il nostro modus è quello della massima inclusività e diversità di pensiero. Noi del Teatro nel Garage non abbiamo preclusione alcuna per nessuno che voglia esprimersi artisticamente >>
Quali sono le vostre aspettative per il futuro del Teatro nel Garage?
<< Di aspettative tantissime, abbiamo molti progetti in cantiere che stiamo sviluppando volta per volta. Intanto oltre la rassegna teatrale è partito un laboratorio teatrale per ragazzi, adulti, e disabili gratuito, abbiamo organizzato un corso di disegno base, e tanto bolle ancora in pentola >>
Come vede l’evoluzione del teatro nel contesto culturale contemporaneo?
<< Bisogna capire cosa s’intende teatro contemporaneo: se parliamo di sperimentazione e nuovi linguaggi, qualcosa si sta muovendo, ma è ancora presto. Dalle nostre parti primeggia ancora il teatro di tradizione, che non è una bestemmia, assolutamente, è un dato di fatto. Buona parte del pubblico non è ancora pronto ad affrontare nuove dinamiche artistiche, e sotto alcuni aspetti siamo ancora molto tradizionalisti, teatralmente parlando. Credo che oggi dobbiamo puntare soprattutto sulle nuove generazioni che diversamente, si esprimono già con linguaggi a noi estranei. Oltretutto i giovani sono il futuro e una speranza, e io credo molto in loro >>
Ci saluta con un suo motto?
<< In realtà non ho un motto, ho un’idea di teatro: uscire dai monumenti faraonici e scendere in strada, andare in periferia, avere maggiore contatto con la gente e renderli attori di se stessi. Alla fine il teatro è il nostro essere, fa parte di noi, o magari, è soltanto un mio sogno >>