A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Pasquale Salvione, coordinatore del Corriere dello Sport online.
Di seguito, un estratto dell’intervista.
Quanto è importante Bologna-Napoli per gli azzurri?
“Mai come stasera, per il Napoli è una finale. Una finale nel vero senso della parola. È una grande occasione per riaprire il discorso scudetto in maniera chiara ed evidente, perché portarsi a un punto dall’Inter — che poi avrà Bayern, Bologna, una nuova sfida col Bayern e un calendario bello fitto con anche Roma e Lazio — credo sia una pietra che il Napoli può mettere per costruire il suo sogno. Chiaramente non sarebbe ancora un risultato definitivo, ma darebbe al gruppo una consapevolezza importante. Se vogliamo usare un gergo ciclistico, questa è l’ultima tappa di montagna. Ci saranno altre tappe complicate, ma non impossibili. Il Napoli ha perso punti anche con squadre come Como e Venezia. Ogni partita sarà difficile, ma l’avversario non sarà mai tosto come quello di stasera. Penso che la consapevolezza del gruppo sia abbastanza chiara.”
Stasera c’è il dubbio a centrocampo tra Anguissa e Gilmour. Quali sono le ultime indicazioni? Su chi ricadrà la scelta? È esclusivamente una questione tattica?
“Sì, credo sia una questione tattica. Non penso ci siano dubbi sulla qualità tecnica di nessuno dei due. Entrambi offrono garanzie, anche se forse non sono al top della condizione. Probabilmente la soluzione Gilmour si fa preferire per avere più qualità nel palleggio contro un Bologna che pressa in modo feroce, che viene a prenderti alto e ti soffoca col pressing. La qualità di Gilmour, abbinata a quella di Lobotka, dà una garanzia in più in uscita. E quello sarà il tema tattico della gara: il Bologna andrà a pressare anche il portiere, non ti lascerà impostare.
Avere due play come Lobotka e Gilmour in fase di inizio azione può aiutare. Credo che questo sia il ragionamento che sta facendo Conte. È lo stesso che fece contro l’Inter,: anche lì preferì Gilmour proprio per questa caratteristica tecnica. Poi, si sa, la partita può prendere pieghe diverse. In corso d’opera sarà fondamentale saper leggere bene la gara. Un altro fattore sarà la concretezza sotto porta: contro un Bologna che concede poco, il Napoli non può permettersi di sprecare.”
In merito a tutte le voci sul futuro di Conte, cosa può dirci? Perché lui non fa alcuna smentita?
“Io credo che lui abbia voglia di un grande Napoli.
E dalla sua parte c’è la volontà di costruire una squadra attrezzata per la prossima stagione, in cui ci sia la possibilità — non dico di partire in pole position, come si è augurato qualche settimana fa in conferenza stampa — ma almeno con un gruppo competitivo, che possa ben figurare in campionato e anche in Champions, visto che ormai ci siamo quasi.
Non mi pare ci sia la voglia di cambiare aria. Questo suo restare concentrato sulla squadra è parte del suo DNA. A Conte non piace stare troppo sotto i riflettori, gli piace restare basso, concentrato sul lavoro, sugli obiettivi. È convinto che ogni dettaglio possa fare la differenza per vincere. Lo dice anche il suo curriculum: ha raggiunto traguardi importanti. Penso che a fine stagione ci sarà un confronto con la società, con il direttore sportivo e con il presidente, per pianificare la prossima stagione. Al momento non ho nessun tipo di segnale che indichi una possibile separazione tra le parti.”
Qual è l’obiettivo minimo stagionale del Napoli che giustifichi l’investimento di 10 milioni di euro netti a stagione per Conte e il suo staff?
“L’obiettivo minimo stagionale dev’essere la qualificazione in Champions. L’investimento così importante su Conte andrà giudicato solo alla fine del triennio. Un secondo posto quest’anno, secondo me, potrà essere applaudito dalla società che ha scommesso su di lui non per vincere lo scudetto subito, ma per costruire un ciclo. Quindi, sì: arrivare in Champions è il minimo, ma il giudizio vero lo si potrà dare solo alla fine dei tre anni.