Il cambiamento climatico e il riscaldamento delle acque del Mar Mediterraneo stanno portando all’arrivo di fenomeni mai documentati. È il caso dei cammelli. Nessuno scherzo del pesce d’aprile: secondo un nuovo studio, i cammelli potrebbero essere sul punto di tornare in Europa alla luce del continuo riscaldamento globale. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i cammelli hanno una lunga tradizione in Europa, che risale all’epoca dell’antica Roma. Anche nel Medioevo i cammelli avevano uno status fisso ci fa sapere la D.ssa Diana D’Agata, Veterinary Surgeon in UK: lo dimostra un recente studio italo-francese con la partecipazione dell’Università di Medicina Veterinaria di Vienna. Dal punto di vista degli scienziati, ci sono alcune prove che suggeriscono che i cammelli potrebbero tornare in Europa in un futuro non troppo lontano. Soprattutto alla luce del cambiamento climatico e della loro capacità di adattarsi alle condizioni di siccità. Inoltre, hanno ottime qualità come animali da fattoria, ad esempio per la produzione di latte. Attualmente in Europa vivono circa 6.000 “navi del deserto”. Regioni come la Sicilia, il Lazio, la Toscana e la Lombardia, anche se sono una realtà piuttosto rara, ospitano alcune delle principali aziende agricole dedicate a questa attività, offrendo non solo prodotti unici ma anche esperienze turistiche affascinanti. In Sicilia, per esempio, si trova il primo allevamento di cammelli del Paese. La fattoria Gmalà, situata a Trecastagni, alle pendici dell’Etna, è gestita da Santo Fragalà, un veterinario siciliano. Questa azienda è specializzata nella produzione di latte di cammello, conosciuto per le sue proprietà nutritive e benefiche. Il latte viene utilizzato per produrre dolci, latticini e cosmetici. In altre regioni italiane, come il Lazio, si trova “La Fattoria degli animali” a Roma, che si dedica anch’essa all’allevamento di cammelli. Inoltre, ci sono aziende anche in Toscana, Emilia-Romagna e altre regioni del Nord Italia che allevano camelidi, tra cui cammelli e alpaca. L’allevamento di cammelli in Italia, sebbene non sia diffuso come in altre parti del mondo, sta guadagnando terreno grazie ai suoi numerosi benefici. Il latte di cammello è particolarmente apprezzato per le sue proprietà nutritive e benefiche, essendo ricco di vitamine e minerali. Considerato un superfood, questo latte è noto per la sua alta digeribilità e contenuto nutrizionale, risultando benefico per chi soffre di intolleranze alimentari, inclusa l’intolleranza al lattosio. Gli allevamenti di cammelli offrono anche opportunità turistiche uniche, attirando visitatori interessati a conoscere questi animali esotici e a vivere esperienze particolari, contribuendo così all’economia locale. Inoltre, i cammelli, essendo animali resistenti, si adattano bene ai climi caldi di alcune regioni italiane, rendendoli una scelta pratica e sostenibile per gli allevatori. Dal punto di vista della sostenibilità, l’allevamento di cammelli presenta diversi vantaggi. Questi animali richiedono meno acqua rispetto ad altre specie di bestiame, il che li rende adatti a regioni con risorse idriche limitate. La loro capacità di nutrirsi di vegetazione spartana riduce la necessità di mangimi intensivi, contribuendo a una gestione agricola più ecologica. Inoltre, la produzione di latte di cammello può avere un impatto ambientale inferiore rispetto a quella del latte vaccino, grazie alla minore emissione di gas serra e alla ridotta impronta idrica. Promuovere l’allevamento di cammelli in Italia non solo diversifica le attività agricole, ma supporta anche pratiche agricole più sostenibili e resilienti ai cambiamenti climatici. Inoltre, visti i numerosi allevamenti presenti in Sicilia, la gente si è ormai abituata alla vista dei “cammelli del Nuovo Mondo”, come lama e alpaca. Al contrario, i dromedari a una gobba e i cammelli della Battriana a due gobbe, che formano la tribù dei “cammelli del Vecchio Mondo”, sono raramente avvistati in Europa. Come la storia racconta, dopo la domesticazione del dromedario in Arabia e del cammello della Battriana in Asia centrale, le due specie si diffusero ampiamente e vennero utilizzate come animali da soma, da tiro e da sella. Inoltre, sono stati utilizzati anche la loro carne e il loro latte, scrive sulla rivista “Applied Sciences” un team guidato dalla ricercatrice Elena Ciani dell’Università di Bari. Il loro utilizzo iniziò in Europa durante l’Impero Romano. Grazie alla loro maggiore velocità e resistenza rispetto ai cavalli, furono inizialmente adottati dall’esercito romano, ma ben presto svolsero anche un ruolo nella logistica imperiale e come simbolo di ricchezza e status sociale. Di conseguenza, resti di dromedari e cammelli battriani sono stati rinvenuti durante gli scavi di siti romani in tutta l’Europa centrale e sud-orientale, tra cui Austria, Francia, Belgio, Germania, Italia, Inghilterra, Ungheria e Svizzera. Anche i cammelli ricoprivano un ruolo importante nell’Europa altomedievale. Continuarono a essere utilizzati come animali da soma, ma anche nel contesto di cerimonie religiose e aristocratiche e nei rituali di umiliazione pubblica. “Nonostante la loro importanza storica, i cammelli divennero rari nell’Europa continentale alla fine del XV secolo e, dal Rinascimento in poi, si trovavano principalmente nelle collezioni esotiche dell’aristocrazia”, affermano i ricercatori. Dal punto di vista dei ricercatori, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ci sono alcune prove che i cammelli potrebbero tornare in auge in Europa. “Il cambiamento climatico e la crescente desertificazione in Europa probabilmente porteranno a una maggiore considerazione dell’adattabilità dei cammelli agli ambienti aridi, nonché dei loro tratti comportamentali distintivi, del latte e delle proprietà funzionali”, scrive il team di ricerca. Questo sviluppo è evidente già da tempo. Negli ultimi tre decenni, l’allevamento di cammelli ha vissuto una rinascita nell’Europa occidentale, con particolare attenzione al turismo e alla produzione di latte. In risposta alla domanda di latte di cammello in Europa, in diversi paesi, come Spagna, Francia, Svizzera, Germania, Polonia, Svezia e Paesi Bassi, furono fondate aziende lattiero-casearie specializzate.