Poche tracce di Napoli al Dall’ Ara. Poco, troppo poco per fare uscire i tifosi dall’ incubo in cui sono piombati. Serve pazienza, tempo, loro cercano la squadra dello scorso campionato ma sembrano non esserci più gli stessi uomini che giocavano divertendosi e divertendo con una feroce voglia di vincere. E tutto quello cui si erano abituati a vedere in due stagioni sembra svanito in un amen. È un’ aria quasi irrespirabile quella che attanaglia i tifosi, uno spaesamento, uno sradicamento delle radici vincenti di una squadra che è il fantasma di quella che appena qualche mese fa s’era cucita il tricolore sulla maglia. Dopo lo 0-0 di Bologna non è facile chiedersi o interrogarsi di chi siano le colpe ma bisogna provarci e dirlo senza remore o dietrologie o infiocchettando crude verità in bell’ italiano. Gli scatti nervosi di Kvara a Genova e di Osimhen a Bologna verso Garcia al momento delle loro sostituzioni, sono il segno evidente di una squadra che sta vivendo momenti di tensione assai alti come confermano anche le altre Cinque ammonizioni rimediate contro i felsinei di Motta. Uno stato d’animo generale di poca serenità e lucidità di un gruppo che deve ritrovare se stesso e antiche certezze ma proprio non ci riesce. Garcia c’ha messo del suo, prima affermando di non conoscere il passato ma solo il suo modo di fare calcio, ieri rispondendo a chi gli chiedeva se sentiva la fiducia dei suoi giocatori con uno spocchioso ” chiedetelo a loro”. Sembra diventata una sfida estrema quella che il tecnico sta vivendo…Non è così, anzi, non dovrebbe essere così….
E il presidente che ha tenuto i suoi “gioielli” con i contratti ancora fermi nonostante promesse di sostanziosi e veloci adeguamenti e’ davvero senza macchia né colpa? Diciamo chiaramente no, ed anche il tweet di ieri nel post gara: ” Il Napoli riparte da Bologna. Bravi tutti” è tutto da interpretare. E’ un incoraggiamento a tutti, un modo – a dir vero strano- per rafforzare la posizione del tecnico nello spogliatoio o cos’altro?
Forse inconsciamente il presidente è stato proprio lui il primo a delegittimare il tecnico, scelto per il dopo Spalletti, negli spogliatoi. Quasi gli impone la titolarità a Raspadori, fa scelte di mercato di secondo piano che non erano quelle del tecnico e questo fa pensare ad un tecnico “ostaggio” di un presidente orfano dei suoi migliori dipendenti, Giuntoli e Spalletti, capaci di tenerlo lontano dai segreti dello spogliatoio e di creare un blocco granitico capace di vincere uno scudetto storico. I giocatori queste cose le intuiscono subito, le interpretano in un certo modo e si comportano di conseguenza quando mancano autorevolezza e chiarezza. E Garcia che ci ricorda e si comporta come il Benitez del dopo triplete di Mourinho non crea certo empatia con il gruppo vincente con Spalletti. Serviva più umiltà e, forse, meno voglia di essere il numero uno.
Ora, come ha detto Di Lorenzo da vero capitano, sollecitando un confronto nello spogliatoio, bisogna guardarsi in faccia perché ” l’ umore del gruppo non è al top”. Le preoccupazioni infatti, a nostro sommesso avviso, non sono legate in primis al campo. A Bologna s’è vista una squadra attenta con Lobotka, Anguissa e un umile Zielinski nella loro migliore versione stagionale per coprire l’inedita coppia centrale Ostigard – Natan che, infatti, ha sofferto niente un Bologna poco propenso ad una manovra corale d’attacco e che ha puntato tutto sulle giocate in ampiezza. È mancato l’ attacco nei suoi interpreti più attesi e importanti anche se qualcosa si muove anche là davanti. Un palo, il rigore sbagliato, Eupalla s’è ripresa quello che aveva dato a Braga in termini di fortuna, ma Garcia con le sostituzioni finali, pur deplorando il plateale gesto di Osimhen, ci ha delusi. Allena la squadra col tricolore sulle maglie, vuole vincere o sul finire pensa solo a non perdere? Ancora il copione del tecnico ci risulta incomprensibile alla pari del tweet del presidente così come lo fu la email per confermare il tecnico campione d’Italia. E se non si chiariranno De Laurentiis e Garcia e Garcia e la squadra non sarà il tweet che può fare ripartire il Napoli, quello vero. A quattro mesi dal trionfo l’ atteggiamento del presidente è già un pericolosissimo boomerang comunicativo e tecnico. A cosa e a chi giova? Non certo a Garcia e alla squadra, tantomeno a lui. A gennaio, fuori dai giochi in campionato e chissà cosa in Champions si potrebbe ritrovare a dover vendere a metà prezzo le sue “stelle” prima che, con un Garcia mal sopportato dai giocatori e peggio supportato dalla proprietà, diventino stelle cadenti.