EMPOLI – Il ruolino di marcia è da primato. Sei vittorie in otto gare, 19 punti in classifica( solo 1 in meno dell’ anno scudetto e gli stessi dell’ Inter tricolore della scorsa stagione n.d.r.) eppure dopo Empoli il corno del dilemma è: questo Napoli gioca prima per non perdere o gioca solo per vincere? La domanda lì per lì sembra oziosa, quasi sciocca, ma a ben vedere diverse gare degli azzurri si nota che troppo spesso, come è accaduto per lunghi tratti a Empoli, la squadra sembra in grosse difficoltà quasi incapace di prendere le redini del gioco. Conte nel post gara ha detto chiaro che la partita era stata impostata in modo diverso da come s’è sviluppata soprattutto nel primo tempo e la sensazione è che, in particolare lontano dal Maradona, i giocatori interpretino in senso restrittivo il pensiero tattico di Conte – equilibrio, controllo della gara e aggressione alta per colpire anche di rimessa – finendo col difendersi in modo “passivo” non riuscendo a diventare dominanti nel controllo della gara. Ad Empoli, nei primi 45 minuti, è andata proprio così, come accaduto contro Cagliari, Como, Parma…La squadra di D’ Aversa ha subito portato pressione sugli azzurri facendo densità con buona dose di aggressività, mettendo le tende nella loro metacampo provandoci costantemente con le incursioni di Pezzella sulla fascia sinistra e i tentativi di un ispirato Esposito e di Fazzini a tutto campo. Per fortuna senza conseguenze grazie ad un Caprile attento tra il minuto 10 e poi al 12 sulle conclusioni di Esposito e di Pezzella e grazie ad una difesa attenta che in Buongiorno ha trovato il leader silenzioso del reparto. E il Napoli per tutta la prima frazione come le stelle di Cronin è rimasto a guardare quasi inerme e come stordito dal gioco in movimento continuo degli esterni e dei centrocampisti empolesi. Il non pervenuti per Lukaku e Kvara e la timidezza tattica di Spinazzola che acuivano le difficoltà di Gilmour, Mctominay e Anguissa costringendo sovente Politano a fare il quinto di difesa, facevano decidere Conte di diventare dalla panchina il match winner del match per cambiare l’ inerzia della gara. Undici minuti della ripresa e fuori Lukaku, ancora appesantito dal lavoro svolto durante la sosta nazionali, e fuori Spinazzola per i più agili e reattivi Simeone e Olivera. In due minuti la squadra, pungolata anche dal tifo di oltre Cinquemila spettatori, creava la giocata vincente. Azione sulla destra con Simeone che in area calciava di prima intenzione verso Vasquez; la palla respinta da un difensore arrivava sui piedi di Politano atterrato da un pestone di Anjorin. Rigore sacrosanto che Kvaratskhelia con grande freddezza realizzava, nonostante la giornata non brillante.
Andata in vantaggio la squadra ha trovato maggiore sicurezza, alzando il baricentro e impedendo all’ Empoli di rendersi pericoloso verso la porta di Caprile. Vittoria di “corto muso” ma importantissima per la classifica e per l’autostima del gruppo che ha confermato notevole solidità anche sotto l’ aspetto mentale e caratteriale. A conferma che questo Napoli può crescere e diventare squadra camaleontica. Certo, bisogna ancora lavorarci sopra con lena e tanta pazienza per fare diventare il gioco Ancor più fluido con continuità e non a sprazzi. Ma Conte è tecnico di campo a cui non manca la voglia di faticare e il gruppo appare coeso e convinto delle idee dell’ allenatore. Concentrazione al top, aggressività e densità giuste condite da azioni in velocità e cuore, tanto cuore…possono fare sognare il resto.