“I Governi introducono la sugar tax come misura per incrementare le entrate statali e migliorare la salute dei cittadini, ma questa iniziativa finisce per avere conseguenze negative sia per un settore economico vitale sia per i consumatori colpiti da costi più elevati a fronte di una salute che non migliora”, così in una nota il Prof. Pietro Paganini, analista socioeconomico e geopolitico e autore di “iFood: come liberarsi dall’ideologia alimentare?”,  in merito alla Sugar Tax, la tassa che scatterà dal primo di luglio e che è ora al  centro del confronto politico legato al maxiemendamento del governo. “Le tasse di scopo, teoricamente progettate per finanziare ragioni nobili-prosegue Paganini- in realtà raramente raggiungono il loro obiettivo, soprattutto in contesti in cui la trasparenza nella gestione della cosa pubblica è quantomeno carente, come dimostra l’esperienza italiana. L’obiettivo dichiarato di questa tassazione è scoraggiare il consumo di zuccheri per combattere l’obesità, soprattutto tra i giovani. Tuttavia-sottolinea il Prof. Paganini- le evidenze scientifiche su cui si basano queste politiche sono spesso incomplete o contraddittorie. Studi recenti dimostrano che l’obesità è in aumento anche in paesi che hanno introdotto tasse simili. Altri, come il caso della Norvegia, dimostrano che i cittadini ‘migrano’ laddove gli alimenti costano meno (la Svezia). In altri casi, i consumatori rinunciano prima ai prodotti tassati per poi tornarvi, perchè gli piacciono, spendendo di più, o ricorrono a prodotti succedanei. Inoltre, non sono insoliti i casi di disturbi alimentari conseguenti all’ossessione verso nutrienti fondamentali in una dieta equilibrata”. Ma per Paganini è anche importante sottolineare che “la questione centrale non è lo zucchero in sé, ma il modo in cui viene consumato all’interno di uno stile di vita complessivo. Se realmente desideriamo ridurre l’obesità, dobbiamo indirizzare una gamma più ampia di fattori, tra cui l’educazione alimentare e l’incoraggiamento di uno stile di vita attivo”. E non ha dubbi sul fatto che “il nostro governo, che valorizza il principio di sovranità, dovrebbe riconoscere e preoccuparsi di affrontare il declino dell’adozione della dieta mediterranea, un patrimonio culturale che va oltre il semplice regime alimentare per rappresentare un approccio complessivo al benessere, alla longevità e alla qualità della vita”. Infine “se l’obiettivo è veramente quello di migliorare la salute pubblica-chiosa Pietro Paganini-occorre un approccio più complesso che non si limiti a misure punitive come la tassazione, ma che offra ai cittadini gli strumenti necessari per fare scelte informate e sostenibili. Con questa tasse si illudono i cittadini, li si spinge a spendere di più, o a rivolgersi ad altri mercati o prodotti succedanei, spesso più costosi, e si affossa un settore economico”, ha concluso.