Tumore al polmone, Campania capofila per le terapie domiciliari. Il modello organizzativo della Regione consente ai pazienti oncologici di assumere la terapia direttamente a casa, semplificando così un complesso percorso di cura. Tempi burocratici per la somministrazione domiciliare 120 giorni a fronte di una media nazionale che si attesta su un anno. Morabito, oncologo del Pascale: <I trattamenti personalizzati possono determinare un aumento significativo della sopravvivenza e un miglioramento della qualità della vita>.
Napoli, 25 settembre 2024 – L’innovazione in oncologia non è fatta solo di farmaci nuovi e più efficaci, ma anche di modelli organizzativi innovativi che ‘avvicinano’ le cure al paziente. In questo la Campania è un esempio virtuoso, proprio nel trattamento del tumore del polmone. Il modello organizzativo della Regione, infatti, prevede che i farmaci di fascia H non classificati per somministrazione ospedaliera possano essere dispensati dalle farmacie territoriali della ASL di appartenenza e, quindi, consente anche ai pazienti con diagnosi di tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) “oncogene addicted”, ovvero i pazienti con una forma di tumore legata a una specifica mutazione genetica, che in Campania sono circa 1500 all’anno, di assumere i farmaci orali direttamente a casa propria. Per questi pazienti campani non è dunque necessario raggiungere il centro specialistico che, in moltissimi casi, dista notevolmente dalla propria residenza. Questo è uno dei percorsi di cura innovativi che vengono condivisi oggi pomeriggio a Napoli in occasione della tavola rotonda “Il valore dell’innovazione nei percorsi di cura dei pazienti con NSCLC Oncogene Addicted”, incontro realizzato da Amgen Italia che vedrà la partecipazione di Alessandro Morabito (direttore Unità operativa complessa di Oncologia clinica sperimentale toraco-polmonare dell’Istituto tumori Fondazione “Pascale”, Napoli), Domenico Galetta (direttore, SSD Oncologia medica toracica dell’ IRCCS Istituto tumori Bari ‘Giovanni Paolo II’, Bari),Hector José Soto Parra (Direttore Unità Operativa Oncologia, AOU Policlinico Vittorio Emanuele, Catania), Gennaro Sosto (Direttore Generale, ASL Salerno), Stefania Vallone (Segretario WALCE Onlus), Fabrizio Capuano (delegato regionale della Federazione Italiana Delle Associazioni Di Volontariato In Oncologia – FAVO).
Il tumore del polmone è considerato un ‘big killer’, non solo perché ha un’incidenza tra le più alte a livello globale, ma anche perché rappresenta la principale causa di morte per cancro con 1 milione e 800mila decessi l’anno. Nel 2023, l’Italia ha registrato circa 44mila nuove diagnosi di tumore del polmone, di cui circa 4000 in Campania.
<L’85 per cento delle diagnosi del tumore al polmone – dice Alessandro Morabito direttore dell’Oncologia clinica toraco-polmonare del Pascale – sono tumori non a piccole cellule (NSCLC), una forma, quest’ultima, che nel 40 per cento dei casi mostra specifiche alterazioni genetiche. Individuare le caratteristiche molecolari apre a 4 pazienti ogni 10 nuove opportunità per trattamenti personalizzati e in molti casi può determinare un aumento significativo della sopravvivenza ed un miglioramento della qualità di vita. Ad esempio, per una delle mutazioni genetiche più frequenti, la KRASG12C che caratterizza il 12-13% dei tumori NSCLC, abbiamo da poco a disposizione sotorasib, una nuova terapia mirata ed efficace, che viene dispensata per via orale, il che rappresenta un grande vantaggio per i pazienti”.
La Campania è una delle regioni italiane che è riuscita a tradurre in concreto concetti come personalizzazione e semplificazione dei percorsi di cura.
“La Rete oncologica della Campania è un esempio virtuoso di multidisciplinarietà e inclusività – afferma Gennaro Sosto, direttore Asl di Salerno –. Sono stati infatti istituiti team oncologici multidisciplinari che si riuniscono per esaminare caso per caso e per definire in maniera congiunta e condivisa la terapia più indicata per il paziente. Ci avvaliamo di un modello organizzativo che consente ai pazienti oncologici di assumere la terapia direttamente a casa. L’obiettivo è quello di rendere più semplice la vita dei pazienti e dei loro cari costretti già ad affrontare una malattia difficile che ha un alto tasso di mortalità”.
Farmaci a domicilio, ma quanto tempo ci vuole per espletare le pratiche burocratiche?
“Nel passaggio dall’atto formale di aggiornamento del Prontuario Regionale, al momento reale in cui il farmaco può essere somministrato ai pazienti, – spiega Fabrizio Capuano, delegato regionale Favo – passano in tutto circa 120 giorni, con una media nazionale di 358 giorni. Sono per lo più tempi tecnici, burocratici, legati all’espletamento di una gara di acquisto centralizzata. Con il potenziamento della transizione digitale e l’introduzione della IA, confidiamo ovviamente che questi tempi possano ulteriormente ridursi”.