Curiositá storiche
Nel Ill secolo d.C., l’Impero Romano era un crogiolo di potere, religione ed economia, eppure alcune figure, oggi quasi dimenticate, giocavano ruoli sorprendenti. Una di queste è la Vestale Massima Flavia Publicia, la quale emerge da un importante nitrovamento archeologico come una figura dalle molteplici sfaccettature, capace di combinare il sacro con l’imprenditorialita. Nel 2007, durante gli scavi a Turris Libisonis (l’odierna Porto Torres, in Sardegna), è stata ritrovata una Tabella immunitatis, una lamina bronzea datata al 248 d.C., che ha rivelato dettagli affascinanti sulla vita della Vestale Massima Flavia Publicia. Questo ritrovamento non solo getta luce sul suo ruolo di Vestale, ma soprattutto sulle sue attività imprenditoriali, rivelando un lato inedito della sua figura. La Tabell immunitatis testimonia che Flavia Publicia era esentata dal pagamento dei portoria, le tasse doganali per il trasporto di merci, per le sue spedizioni che collegavano la Sardegna a Ostia, il principale porto commerciale di Roma. Questo esonero fiscale non era certo un privilegio comune, ma piuttosto un segno della sua posizione di prestigio. Eppure, la sorpresa maggiore viene dal suo ruolo di domina navium, ovvero “padrona delle navi”. Questo titolo conferisce alla Vestale Massima una dimensione imprenditoriale inaspettata, che sembra suggellare la sua gestione di un impresa navale. Ma cosa significa essere una domina navium nell’antica Roma? La figura di “domina navium” si riferiva a chi esercitava il controllo e la gestione delle navi, una posizione che richiedeva non solo una buona conoscenza della navigazione e dei traffici marittimi, ma anche una solida rete economica e politica. In un periodo in cui le rotte commerciali erano cruciali per la sopravvivenza economica dell’Impero, essere a capo di un’impresa navale era un’impresa di grande responsabilità e prestigio. Attraverso la Tabella immunitatis, apprendiamo che Massima Flavia Publicia non solo aveva accesso a risorse e privilegi fiscali, ma aveva anche il controllo su un’importante impresa commerciale, in grado di fare da intermediaria nei traffici di grano e altri beni essenziali, portati dalla Sardegna a Ostia. Le informazioni provenienti dalla lamina bronzea offrono anche uno spunto sulla natura dell’imprenditoria navale romana, che vedeva l’impiego di diverse tipologie di imbarcazioni e la gestione di merci fondamentali per l’approvvigionamento dell’Urbe. In particolare, il grano, fondamentale per l’alimentazione della capitale, era uno degli articoli principali di questi scambi. La Turris Libisonis era un centro di produzione e spedizione di grano, e il coinvolgimento della Vestale in queste attività commerciali rivela un legame tra la religione, la politica e l’economia che non può essere ignorato. In conclusione, la scoperta della Tabella immunitatis di Flavia Publicia ci permette di immaginare una figura di donna lontana dai tradizionali stereotipi delle Vestali. Non solo sacra e consacrata al culto di Vesta, ma anche una donna d’affari, capace di gestire una fiorente impresa navale nell’Impero Romano.