VersoSud: Fitto: “Mettere insieme le deleghe Affari europei, PNRR,  Politica di Coesione e Sud, strategico per i principali programmi di investimento e strategie da mettere in campo con il coordinamento delle diverse risorse ed evitando che, mentre il PNRR andava in una direzione, la Politica di Coesione, programmazione 2021-2027 di risorse europee altrettanto importanti,  avessero un altro tipo di programmazione, fatta precedentemente con un accordo di partenariato sottoscritto in forma differente che non teneva conto, né dei dati economici, né delle condizioni di contesto profondamente mutate.”  “Le scelte del Governo di Riforma del Fondo di Sviluppo e Coesione e revisione del PNRR con il l’introduzione della Governance del PNRR anche per questa risorse per un’assunzione di responsabilità, un rispetto delle tempistiche, una coerenza della programmazione rispetto agli investimenti e soprattutto una concentrazione dell’uso delle risorse in linea con investimenti strutturali che devono cambiare nella strategia del Governo,  prospettiva del Paese, tra ZES Unica e Piano Mattei, elementi di raccordo tra le politiche collegate al Mezzogiorno d’Italia nella scenario in cui può giocare una partita decisiva per il futuro dell’Italia e del sud Italia, avendo una naturale collocazione al centro del Mediterraneo.” “La relazione che Valerio De Molli ha appena concluso, illustrativa del rapporto che,  mi piace ricordare mi visto coinvolto con piacere nel gruppo di lavoro,  segue anche un po’ l’evoluzione, l’avanzamento delle scelte che il Governo ha messo in campo rappresentando un primo segnale molto importante e rilevante e, come ha nella sua introduzione evidenziato il direttore De Molli,  è anche frutto di una visione strategica che penso sia corretto e giusto rivendicare a tutto tondo, se è vero com’è vero che all’inizio della legislatura, lo dico io che ho l’onore e l’onere di avere insieme queste deleghe, il Presidente del Consiglio Meloni ha individuato la necessità di mettere insieme le deleghe degli Affari europei, cioè il rapporto con le Istituzioni europee, del Piano Nazionale di Ripesa e Resilienza, della Politica di Coesione e del Sud, quindi sostanzialmente una visione di insieme di quelli che sono i principali programmi di investimento da una parte e dall’altra anche le principali strategie che devono essere messe in campo in quest’area del Paese.” Così il Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, nel suo intervento al Forum “Verso Sud – La strategia europea per una nuova stagione geopolitica, economica e socio-culturale del Mediterraneo”, realizzato da The European House Ambrosetti e dal Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di #Coesione e il #PNRR.e sostenuto da Rete Ferroviaria Italiana SpA – Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Intesa Sanpaolo, #CISE – Confederazione Italiana Sviluppo Economico, #Coldiretti, Edison, Gruppo MSC, #MediocreditoCentrale, Invitalia, e #Adlergroup con la finalità di riunire, in un unico think tank, imprese, Istituzioni, rappresentanti dell’accademia e della ricerca, per costruire, valorizzare e comunicare una nuova idea di #Sud e di #Paese, fortemente proiettata sul #Mediterraneo. “Sicuramente –ha detto il Ministro Fitto – quel tipo di scelta ha rappresentato anche un elemento importante per due ragioni, la prima per avere la possibilità di coordinare queste diverse risorse, la seconda per evitare quello che stava per accadere. Su questo voglio essere molto chiaro, stava per accadere che,  mentre il PNRR andava in una direzione, la politica di coesione cioè le risorse europee, che è una programmazione altrettanto importante che riguarda il periodo 2021-2027, quindi incrocia esattamente le attuazioni del PNRR, aveva un altro tipo di programmazione fatta precedentemente con un accordo di partenariato sottoscritto in forma differente che non teneva conto né dei dati economici né delle condizioni di contesto profondamente mutate, così come il PNRR, e anche delle risorse nazionali del Fondo di Sviluppo e Coesione.” Abbiamo posto –ha spiegato il Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr –   tre importanti scelte, la prima è la riforma del Fondo di Sviluppo e Coesione, cioè delle risorse nazionali. Qui  abbiamo verificato, perché penso che come correttamente ognuno  farebbe nelle proprie aziende, il governo ha verificato con una sorta di “due diligence” qual è la situazione all’atto di partenza e nella programmazione 2014-2020 e, a fronte di 126 miliardi di euro di risorse europee, nazionali e regionali relative ai piani di investimenti e diversi programmi dopo nove anni, nei primi mesi dello scorso anno, quindi dopo un periodo abbastanza lungo, emergeva un dato non contestabile. A prova del contrario, i dati della Ragioneria generale dello Stato,  dati sui quali bisogna per forza inevitabilmente fermarci,  davano su 126 miliardi dopo 9 anni il 34% di spesa. Comprensibile che avendo noi questa mole di risorse e questi diversi programmi che sul PNRR sono pari a comprensive delle risorse nazionali 220 miliardi di euro con un periodo di attuazione e spesa relativamente differente a quello della precedente programmazione, se è vero come è vero, che il tutto deve completarsi dentro cinque anni con la coesione che era in atto come piano senza quei criteri ai quali ho fatto riferimento e con le risorse nazionali, tutto questo metteva certamente in discussione la possibilità stessa di utilizzare e spendere queste risorse. Al di là ancora di andare a vedere come spenderle, quindi in questo contesto  penso che sia quantomai fondamentale illustrare rapidamente il senso delle scelte del governo.”  “La prima – ha specificato  il Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr – sul Fondo di Sviluppo e Coesione, perchè si davano i soldi alle amministrazioni, in modo particolare alle regioni, e poi si vedeva negli anni successivi quello che accadeva. Ora abbiamo invertito con questa riforma. Diamo le risorse, ne verifichiamo le proposte che devono essere compatibili con gli altri livelli di programmazione perché è inimmaginabile che nello stesso settore e nello stesso territorio dei diversi programmi operino addirittura in contrasto gli uni con gli altri, quindi un coordinamento e anche poi un cronoprogramma temporale e finanziario. Si realizza un intervento entro quel periodo con queste modalità. Differentemente scatta il potere sostitutivo, è un principio di responsabilizzazione fondamentale soprattutto perché al di là dei giudizi personali sono sempre opinabili, i riferimenti con la ragioneria generale dello Stato sono invece facilmente difendibili perché sono oggettivi, basta leggere l’ottavo rapporto sulla Politica di coesione che la Commissione europea ha approvato lo scorso anno o il nono di poche settimane fa per comprendere qual è il livello di capacità di spesa di queste risorse europee da parte del nostro paese e anche soprattutto capirne soprattutto l’efficacia e la qualità della spesa perché questo è il vero nodo mettere in campo una qualità della spesa in grado di poter intercettare la crescita e, se questo è vero, in generale è ancora più vero per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, perché nella semplificazione del dibattito pubblico sembra che noi abbiamo avuto una grande quantità di risorse quasi gratuitamente e su queste abbiamo la difficoltà di spenderle.” “Non è proprio così, l’Italia –ha evidenziato il Ministro Fitto –  è destinataria di 68 miliardi di euro di risorse a fondo perduto, di 122 miliardi a debito perché l’Italia ha scelto in quel frangente di prendere per intero al 100% la sua quota a debito, oltre 30 miliardi di euro di piano nazionale complementare quindi di risorse nazionali, sempre a debito, quindi  quando guardiamo alla qualità della spesa di queste risorse, se non ci poniamo il tema e l’obiettivo della crescita per poter rientrare dal debito, evidentemente con un debito di partenza che è noto, stiamo andando ad infilarci in un cul-de-sac. Ecco perché noi abbiamo messo in campo queste  scelte.”   “La prima, la riforma del Fondo di Sviluppo e Coesione. La seconda,  la revisione del PNRR, e non è che – ha proseguito il Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr,   dicendo –  dobbiamo  dimenticare che quando Giorgia Meloni lanciò l’idea e la necessità di modificare il piano nazionale di ripresa e resilienza in questo Paese si è aperto un dibattito che diceva che era impossibile e che era irresponsabile solamente pensare di poter modificare il PNRR noi l’abbiamo invece portato avanti con convinzione, sia perché era cambiato il contesto e la stessa Commissione Europea del varare il regolamento Repower EU aveva posto come centrale dopo l’invasione dell’Ucraina il tema della grave crisi energetica che ne era scaturita e quindi della necessità di riarticolare con un capitolo aggiuntivo le risorse del PNRR, ma per tutti gli altri paesi era possibile farlo perché molti paesi, quasi tutti, non avevano avuto non avevano compiuto la scelta di prendere a debito al 100% le risorse, l’Italia l’aveva fatto e quindi noi abbiamo messo in campo e abbiamo fatto di necessità virtù, realizzando due obiettivi: la modifica del piano con l’idea del capitolo aggiuntivo Repower, ma soprattutto mettere fuori dal piano una serie di interventi che erano stati inseriti nel Piano e che non avevano alcuna coerenza con esso,  che non erano rendicontabili con il PNRR e soprattutto mai si sarebbero realizzati nei tempi previsti dal Piano, cioè la scadenza del giugno del 2026.

In quel contesto, in quella revisione, è nato il capitolo Repower EU che ha messo in campo una serie di scelte molto rilevanti che si sono adeguate allo scenario nuovo.”

“Il terzo aspetto – ha detto, inoltre, il Ministro Fitto – è strettamente collegato alla revisione del PNRR. Abbiamo inserito per scelta per richiesta del Governo italiano, e siamo stati l’unico Paese ad averlo fatto, la riforma della Politica di Coesione, cioè di fondi europei che sono quelli che, lo diciamo 1000 volte, non hanno rappresentato, per usare un eufemismo,  un modello per quanto riguarda la capacità di spesa di queste risorse. Abbiamo valutato la necessità di far sì che nelle sette riforme aggiuntive all’interno del piano nazionale di ripetere l’esperienza ci fosse quella della Coesione e con il decreto legge in conversione al Senato della Repubblica abbiamo varato questa importante riforma della Coesione, creando le condizioni perché anche su quelle risorse in modo innovativo, e io dico anticipatorio perché mi auguro che questa potrà essere la linea che la nuova Commissione europea seguirà, abbiamo utilizzato il principio della Governance del PNRR anche per questa risorse. Quindi un’assunzione di responsabilità, un rispetto delle tempistiche, una coerenza della programmazione rispetto agli investimenti e soprattutto una concentrazione dell’uso delle risorse, piuttosto che in migliaia di piccoli progetti che avranno anche la loro dignità,  ma che non sono certamente in linea con investimenti strutturali che devono cambiare la prospettiva di un Paese.”

“Abbiamo definito delle scelte e definiremo delle scelte  – ha specificato, altresì,  il Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr Fitto – che puntano alla concentrazione delle risorse nell’utilizzo e nel finanziamento di interventi fondamentali in questa direzione.”

“Ora queste tre riforme, che sono tutte collegate all’interno, hanno – ha puntualizzato –  anche alcune declinazioni importanti. Nel Rapporto è stata citata la Zona economica speciale unica e qui vorrei fare il collegamento alla strategia del Governo, al tema del Piano Mattei, al ruolo di centralità nel contesto del Mediterraneo alle prospettive sulle quali noi oggi possiamo giocare una partita decisiva per il futuro dell’Italia e del Sud Italia, avendo una naturale collocazione al centro del Mediterraneo, essendo una naturale piattaforma nel mezzo di esso ed essendo il luogo d’accesso di rapporto principale con il Mediterraneo e con i paesi del Nord Africa dell’Africa. Questo è ancor più vero alla luce di tutte le conseguenze in atto, per le quali non sappiamo nemmeno quale sarà la conclusione del conflitto in Ucraina.  Fino a un anno e mezzo fa, prima che nascesse questa esperienza di governo ho avuto una lunga esperienza in Parlamento europeo e quindi anche vissuto l’evoluzione di alcune scelte. Il Next Generation, prima, ma anche il dopo, hanno rappresentato una immediata reazione sul fronte  di alcune difficoltà di alcuni errori perché non è possibile accorgersi il 24 febbraio del 2022 la mattina in cui la Russia invade l’Ucraina della nostra dipendenza come Europa sul fronte energetico. Questo errore deve essere di monito perché se è vero come è vero che in un anno e mezzo si è ridotto quasi totalmente la dipendenza con una serie di interventi, vuol dire che è necessario porsi oggi, ed è la prospettiva sulla quale lavorare, l’idea chiara e forte che l’Europa ha bisogno di quella autonomia strategica su settori chiave che dipendono dalle tensioni geopolitiche che rischiano di metterci in difficoltà.

“Allora in questo contesto la Zona Economica Speciale Unica – ha concluso il Ministro Fitto – è l’elemento di raccordo tra le politiche collegate al Mezzogiorno d’Italia e la centralità nel contesto del Mediterraneo nel dialogo e nell’interlocuzione con i Paesi del nord Africa. E qui lo voglio rivendicare, nonostante la diffidenza dall’inizio della legislatura uno dei punti strategici dell’azione del Governo e del Presidente del Consiglio in modo particolare quale è il Piano Mattei, ora il piano Mattei è strategico in questo contesto, perché delinea la possibilità di avere anche con i paesi del Nord Africa e africani un approccio diverso, un approccio non dell’utilizzo di ciò che ti serve, salvo poi verificare, abbandonare completamente queste aree, ma di una cooperazione seria, costruttiva, finalizzata a rafforzare le capacità e le condizioni di crescita di questi Paesi per creare un elemento di stabilizzazione dal punto di vista politico, economico e quindi sociale, con tutte le conseguenze che sono state indicate, fra cui sicuramente il tema demografico rappresenta la grande questione che forse è la vera cornice che tiene dentro tutte le scelte che devono essere compiute in questa direzione,  ma anche il tema collegato alle materie prime, il tema collegato alla necessità di avere degli approvvigionamenti fondamentali sui quali costruire delle catene produttive rappresentano un elemento decisivo.”