NAPOLI – Si è tenuta nella Sala Carbonara del Palazzo Reale Di Napoli ,cuore della sovrintendenza, la presentazione dei risultati della missione archeologica relativa alla Villa Augustea di Somma Vesuviana,  frutto del lavoro e dell’impegno sia di archeologi italiani sia giapponesi. Un progetto continuo  di scavo che abbraccia un arco di vent’anni attraverso la collaborazione dell’università Suor Orsola Benincasa e l’università di Tokyo con la Sovrintendenza, il comune di Somma e l’ Osservatorio Vesuviano. “Le ultime campagne di scavo hanno fornito dati rivelanti da cui ripartire per ipotizzare nuovi scenari archeologici-ha detto Mariano Nuzzo, Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli,- la Sovrintendenza l’ha inserita nelle prossime programmazioni dei lavori pubblici, fondi rilevanti per riprogettare la copertura e gli accessi nella parte della villa già scavata. Auspico la concretizzazione di un’attività di valorizzazione che stiamo portando avanti. Questo è un sito inusuale che attira l’interesse internazionale, un sito che si mantiene vivo per il suo interesse scientifico da 22 anni grazie al lavoro di chi per lunghi anni ha continuato ad interessare la comunità scientifica fornendo dati, risultati e sapendoli anche incanalare!”. “Un percorso in cui stiamo costruendo una rete diversa con la Sovrintendenza, la Suor Orsola, l’università di Tokyo e le associazioni del territorio per fa sì che quel sito che ora è un cantiere sia un sito che abbia un’apertura mensile, per dare la possibilità alla collettività di venire a Somma per visitare un’opera d’arte !” è intervenuto  il sindaco di Somma Vesuviana, Salvatore Di Sarno. Mariko Muramatsu ,referente del progetto per l’Italia dell’università di Tokyo ha illustrato le ultime evoluzioni delle nuove scoperte relative al sito e alla sua cronologia che presenta una datazione e un uso ben diverso da come si pensasse in passato “dal 2002 è arrivato il primo team, il complesso monumentale è stato scoperto casualmente in mezzo ai campi agricoli alla fine degli anni 30.Villa di Augusto è solo un nome, in realtà il sito è un complesso architettonico imponente di dimensione in cui gli studiosi ancora oggi stanno cercando di capire varie destinazioni d’uso di questo insieme di edifici antichi che vanno dal I al V sec d.C. Oggi possiamo riconoscere due periodi di costruzione nell’interno dello stesso sito. Il primo complesso che ora stiamo rivenendo  è stato costruito nel I sec d.C. , infatti la parte recentemente scoperta dimostra gravi danni proprio a causa dell’eruzione del 79.Tra il 2002 e il 2017 lo scavo ha rivelato soprattutto la seconda fase della costruzione e dell’uso di questa villa, ora dopo il 2017 stiamo in una nuova fase di ricerca che sta dimostrando l’esistenza della struttura inferiore e più antica del complesso”- ha spiegato  la professoressa Muramatsu elogiando l’approccio interdisciplinare, umanistico e scientifico della missione archeologia condotta fino a ora con la collaborazione anche di geologi e  sismologi che hanno studiato e analizzato le  caratteristiche del sito stesso ,oltre che l’ ambiente naturale e i resti rinvenuti nel complesso. Una ricerca che si è avvalsa  del contributo di professionisti di vasti campi che  insieme stanno ricostruendo la storia di un sito complesso e peculiare. “Le strutture che abbiamo ritrovato nei primi  20 anni di scavo costituiscono parte di un unico progetto architettonico che sulla base di un’analisi stratigrafica può essere datato a un periodo non precedente alla fine del II sec d.C., quindi siamo molto avanti rispetto all’età Augustea  che era stata così ventilata  all’inizio degli anni 30.Gli edifici scoperti di questo primo livello architettonico sono di età severiana-ha spiegato dettagliatamente Claudia Angelelli, Archeologa e responsabile  dello scavo- le campagne di scavo 2023-24  hanno dimostrato che l’eruzione del 79 si è depositata su una struttura del complesso che era già magazzino, che a sua volta è stata l’adattamento di una struttura precedente dotata di un’eccezionale impianto di riscaldamento costruito ben prima dell’eruzione del 79.Dato eccezionale per la parte geologica, per la continuità stratigrafica e per la tipologia architettonica. Arrivati a un livello più antico di nuovo ci ritroviamo a non capire cosa stiamo scavando. Che cosa è il complesso di età severiana che abbiamo scavato?20 anni di ricerca e non sono sufficienti a chiarirlo. Quello che ci dicono gli ambienti è che sicuramente non è una villa perché il livello qualitativo della decorazione è troppo basso, abbiamo da una parte  un livello architettonico estremamente  elevato, dall’altro abbiamo un livello qualitativo della decorazione estremante basso in rapporto all’architettura. Anche la tipologia delle strutture fa pensare a un qualchecosa di pubblico o semipubblico. Quindi lo studio va approfondito. Riguardo al legame con il sotto, quindi alla potenziale villa d’Augusto  come ipotesi da recuperare per i recenti rinvenimenti faccio un’analisi. Se gli edifici più antichi facessero parte della villa Augustea spiegheremo in un colpo solo perché viene costruita questa sorta di cattedrale nel deserto. Però le strutture del complesso severiano recuperano come fondazione e orientamento la parte più antica che abbiamo scavato recentemente, c’è proprio un condizionamento architettonico. E pure il tema dionisiaco insistente che ritorna in tutto l’apparato decorativo lascia dubbi su un possibile  legame con la figura di Augusto. Ci sfuggono molti elementi e abbiamo poche certezze, abbiamo solo un magnifico sito da valorizzare e da mantenere e  sicuramente siamo bene lontani dall’aver scritto l’ultima parola sulla storia infinita di questo sito!”. 

Adelia Giordano