Portare in scena un’opera iconica come Natale in casa Cupiello è un atto di coraggio, ma anche di amore verso un capolavoro senza tempo. Sotto la regia di Vincenzo Salemme, l’universalità del teatro di Eduardo De Filippo brilla ancora una volta, ricordandoci che le grandi storie, quelle davvero universali, restano sempre vive, anche se contaminate da tocchi moderni. La bellezza di un classico sta proprio nella sua capacità di adattarsi e risuonare con ogni epoca.
Portare in scena Natale in casa Cupiello è sempre una sfida, vista la forza iconica dell’opera di Eduardo De Filippo, ma Vincenzo Salemme, con la sua esperienza e sensibilità, riesce, a mio avviso, a far rivivere questo capolavoro in modo autentico e coinvolgente.
La regia di Salemme lascia emergere il suo tocco personale rendendo originale l’intera commedia. Le dinamiche familiari, tragiche e comiche insieme, vengono rese con intensità e leggerezza, in un equilibrio che avvicina lo spettatore alla realtà senza mai appesantirlo. La scenografia curata da Luigi Ferrigno ricrea un’atmosfera casalinga che trasporta il pubblico in una Napoli carica di contraddizioni e calore.
Vincenzo Salemme, nel ruolo di Luca Cupiello, dona al personaggio una profondità unica, con una recitazione che alterna momenti di comicità irresistibile a sfumature di struggente malinconia. La sua interpretazione appare sincera e genuina, rendendo Lucariello non solo un simbolo, ma un uomo a tutto tondo, con le sue fragilità e le sue speranze.
Uno degli elementi più toccanti e nuovi aggiunti da Salemme, è il valore profondo dell’espressione “‘a papà”, usata più volte da Luca Cupiello. In quelle due semplici parole si concentra l’essenza stessa del personaggio: la sua disperata ricerca di riconoscimento e amore da parte di un figlio distante, emotivamente e fisicamente. Ogni ripetizione di quella frase diventa un colpo al cuore, sottolineando il conflitto tra il bisogno di Luca di sentirsi indispensabile e il rifiuto del figlio, che rappresenta una nuova generazione, forse più cinica e disillusa. Salemme riesce a rendere queste invocazioni particolarmente strazianti, trasformandole in un grido universale per il bisogno di appartenenza e affetto.
La regia introduce ritmi più serrati, un linguaggio più moderno (arricchito da alcune terminologie moderne di uso quotidiano) e alcune scelte visive innovative. Anche le ‘pose plastiche’ assunte dai personaggi alla fine di ogni atto hanno creato, di volta in volta, un particolare e suggestivo ‘quadro fotografico’ tra l’antico e il moderno.
Accanto a Vincenzo Salemme, il cast brilla per coesione e intensità: Vincenzo Borrino, Antonella Cioli, Sergio D’Auria, Oscarino Di Maio, Pina Giarmanà, Gennaro Guazzo, Antonio Guerriero, Marianna Liguori, Geremia Longobardo, Nuvoletta Lucarelli, Agostino Pannone e Fernanda Pinto.
Musiche di Nicola Piovani, i costumi sono firmati da Francesca Romana Scudiero, mentre le scene sono di Luigi Ferrigno, disegno luci di Cesare Accetta.
Natale in casa Cupiello, con la regia di Vincenzo Salemme, non è solo un tributo a Eduardo De Filippo, ma una celebrazione della sua poetica, capace di emozionare ancora oggi. Tra risate e commozione, lo spettacolo riesce a far emergere la complessità delle relazioni familiari e il valore universale del teatro di Eduardo. Uno spettacolo che restituisce con amore e maestria l’immortale magia della tradizione napoletana, ricordandoci che le parole più semplici, come “‘a papà”, possono portare con sé un peso umano e drammatico straordinario.