NAPOLI – La proposta formulata dall’assessore regionale al lavoro e alle attività produttive, Antonio Marchiello a supporto del presidente del consorzio ASI di Avellino, Pasquale Pisano, sono una minaccia reale alla politica democratica della Campania. Se passasse questa proposta creerebbe un precedente per cui tutte le aree ZES diventerebbero dominio e controllo dei consorzi ASI e verrebbero di fatto sottratte le politiche industriali ai comuni. Inoltre, tutti i benefici legati alle ZES, in particolare, la fiscalità agevolata dell’IRES e del credito d’imposta, verrebbero assorbiti dai tanti costi, condizioni e vincoli posti dai Consorzi che ne farebbero l’intera gestione economica e politica dei territori ed in parte anche delle aziende consorziate.
Premesso che la Campania non è, attualmente, una Regione attrattiva per gli investimenti di capitali italiani ed esteri a causa dei tanti problemi storici infrastrutturali di servizio ed ambientali, mai risolti, di cui Whirpool e solo una delle tante aziende esempio del fallimento industriale della Regione. Infatti, in Campania ci sono Pochi brand e tante piccole aziende rimaste indietro; ragion per cui, le zone economiche speciali (ZES) della Campania sono state istituite per favorire e promuovere lo sviluppo economico del territorio al fine di attirare investimenti interessando 37 dei 550 comuni della Regione e per rafforzare quelle imprese già presenti ai fini di una competizione vantaggiosa sui mercati internazionali globalizzati. Come sempre le idee delle proposte iniziali sono le migliori e nell’applicazione che si trasformano in strumenti di controllo politico, di favoritismi e clientelismo di potere. L’insufficiente coinvolgimento della società civile: l’assenza del coinvolgimento della società civile, delle organizzazioni di cittadini, delle imprese e dei lavoratori nella pianificazione e gestione delle ZES e dei fondi PNRR, può portare a decisioni non appropriate e a mancate opportunità di sviluppo sostenibile. La mancanza di integrazione tra le politiche pubbliche: la pianificazione e la gestione delle ZES dovrebbe essere integrata con le altre politiche pubbliche, come quelle per la pianificazione urbanistica, la valorizzazione delle risorse naturali, la promozione delle attività turistiche e culturali e la promozione dell’occupazione. La mancata integrazione può portare a politiche settoriali e frammentate, che non rispondono alle esigenze economiche, sociali e ambientali dell’intero territorio.
Da non tralasciare che manca la manodopera non specializzata per non parlare di quella specializzata: la mancanza di formazione e specializzazione delle risorse umane rappresenta un ostacolo per la crescita delle ZES della Campania e limita la capacità delle imprese di cogliere le opportunità di mercato. Questo problema si amplifica in tutte le aeree interne della Campania dove ci sono insediamenti industriali produttivi che non sono dotati di adeguati servizi a supporto integrato delle industrie. Infatti, molte delle ZES presenti nella Campania soffrono di una scarsa dotazione infrastrutturale, con un impatto negativo sulla competitività e sui costi delle imprese che vi operano
In sintesi c’è ancora tutta una parte della Regione che non è infrastruttura adeguatamente per accogliere le industrie, quelle che ci sono soffrono grossi disagi, ma ciononostante, queste aree pur non essendo adeguate si candidano ad ospitare industrie produttive.
Ad Avellino prima ancora delle industrie mancano le infrastrutture di servizio e di trasporto pubblico.
Pensate che il sito produttivo della Ferrero a Sant’Angelo dei Lombardi di Avellino, è dotato della navetta aziendale per i dipendenti. Mica le aziende sono tutte della stessa dimensione e forza economica della Ferrero?
Disuguaglianze territoriali: l’allargamento dei consorzi ASI o l’affidamento dei fondi PNRR alla commissione delle ZES può favorire alcune aree o comunità rispetto ad altre, creando disuguaglianze territoriali nell’accesso alle risorse e alle opportunità economiche disponibili.
Tra l’altro, le possibili criticità associate all’allargamento dei consorzi ASI per gestire le aree ZES della Campania e affidare i fondi PNRR al commissario straordinario delle ZES come stazione appaltante, sono:
1. Potenziale conflitto di interessi: se i comuni fanno affidamento sulla ZES Campania come stazione appaltante, possono esserci conflitti di interessi tra la ZES e i comuni stessi, specialmente se questi ultimi sono parte degli appalti che la ZES gestisce. Questo può aumentare il rischio di favoritismi o di decisioni strategiche poco appropriate.
2. Clientelismo politico: l’affidamento di incarichi pubblici o di gestione di fondi a persone o gruppi politici in base alla loro appartenenza o vicinanza ad una determinata ideologia politica può portare a favoritismi, corruzione ed inefficienze nella gestione. Questo è un problema potenziale se i consorzi ASI o i comuni responsabili della gestione delle ZES sono soggetti a pressioni politiche.
3. Mancanza di trasparenza e controllo: l’affidamento dei fondi PNRR o della gestione delle ZES a piattaforme di appalto può comportare la mancanza di trasparenza e la difficile tracciabilità dei fondi. La carenza di controlli e di sistemi di responsabilizzazione può favorire comportamenti illeciti e insostenibili.
Il rilancio della Regione parte nel rafforzare le aree industriali già servite ed integrate e, contemporaneamente, lavorare nelle aree interne per l’infrastrutturazione e l’adeguamento dei servizi, rideterminando anche l’indirizzo di vocazione industriale dei territori.
Per far parte di un consorzio Asi della Campania c’è un costo annuale che può variare a seconda delle dimensioni e del settore di appartenenza. In genere, i consorzi Asi prevedono una quota di iscrizione annuale che può oscillare tra i pochi centinaia di euro e diverse migliaia di euro con delle regole che lo stesso consorzio impone alle aziende del proprio comprensorio. Inoltre , in alcuni casi, possono essere previsti anche costi aggiuntivi di varia natura ed altri per partecipare ad attività e progetti specifici.
Tuttavia, è importante sottolineare che far parte di un consorzio Asi può offrire vantaggi alle aziende, come l’accesso a finanziamenti agevolati, la partecipazione a bandi e progetti di ricerca e sviluppo, la possibilità di collaborare con altre imprese del territorio per la realizzazione di reti di impresa, l’accesso a servizi di supporto per internazionalizzazione e innovazione digitale, e con il rischio che se gestiti male i costi possono superano i benefici .
I consorzi Asi della Campania (Area di Sviluppo Industriale) sono enti pubblici non economici preposti alla pianificazione e alla realizzazione di interventi per lo sviluppo industriale del territorio. Tuttavia, i consorzi Asi della Campania hanno avuto alcune negatività e criticità, tra cui:
1. Problemi di governance: i consorzi Asi della Campania sono caratterizzati da una scarsa trasparenza e da una governance poco efficiente, che ha portato a una gestione poco oculata delle risorse, comprese le problematiche legate ai licenziamenti e alla tutela dei lavoratori delle aziende fallite.
2. Scarsa attrattività per il capitale estero: a causa di problemi nell’organizzazione degli interventi e dei finanziamenti, i consorzi Asi della Campania non sono stati in grado di attirare il capitale estero necessario a sostenere lo sviluppo industriale.
3. Problematicità nella gestione finanziaria: i consorzi Asi della Campania hanno avuto difficoltà nella gestione delle finanze e nella garanzia del rispetto delle norme europee ai fini della coesione territoriale, il che ha portato a margini di indebitamento in costante aumento.
4. Problemi nella ristrutturazione del tessuto produttivo: nonostante gli sforzi dei consorzi Asi della Campania, l’area della Campania non è stata in grado di ristrutturare il tessuto produttivo, in quanto le risorse e gli interventi a disposizione non sempre sono stati sufficienti o ben calibrati.
5. Mancanza di programmazione strategica: la mancanza di una programmazione strategica adeguata, che tenga conto delle specificità territoriali e dei bisogni delle imprese, ha reso difficile la creazione di un piano di sviluppo industriale a lungo termine. Ciò ha contribuito a limitare l’attrattività per gli investimenti stranieri e a ridurre l’efficacia delle politiche industriali.
Ci sono diverse criticità che si possono riscontrare anche nelle aree zes, tra cui:
1. Burocrazia eccessiva: nonostante il grande sforzo del Commissario Straordinario del Governo della Zes Calabria e Campania, avv. Giosy Romano, che, purtroppo, a tuttora le imprese che si insediano nelle ZES della Campania incontrano spesso difficoltà a causa della burocrazia eccessiva e lenta, che rallenta i tempi di avvio dell’attività.
2. Eccessiva dipendenza dalle industrie tradizionali: alcune ZES della Campania sono troppo dipendenti dalle industrie tradizionali, con conseguenze negative sulla capacità di innovazione e sull’attrazione di nuovi investimenti.
3. Rischio dumping: infine, esiste il rischio di dumping, cioè la vendita di beni a prezzi inferiori rispetto a quelli dello stesso mercato regionale confinante o a quello nazionale da parte di imprese insediate nelle ZES, che ne danneggiano la concorrenza e l’equilibrio del mercato.
Se i comuni che non riescono ad utilizzare i fondi PNRR delegano la ZES Campania come stazione appaltante, ci potrebbero essere alcuni danni potenziali:
1. Mancanza di competenze tecniche: la ZES Campania, come qualsiasi piattaforma di appalto, richiede competenze tecniche specifiche per la gestione dei fondi, la definizione delle procedure di gara e la valutazione delle offerte. Se i comuni che delegano la ZES non dispongono di queste competenze, possono ritrovarsi a dover fare affidamento su consulenti esterni (con costi aggiuntivi) o rischiare di commettere errori nella gestione degli appalti.
2. Tempi di attuazione più lunghi: la delega della ZES come stazione appaltante comporta la necessità di rispettare le procedure di gara pubblica, che possono richiedere tempi più lunghi rispetto alla semplice erogazione dei fondi a livello comunale. Ciò potrebbe ritardare l’attuazione dei progetti e la realizzazione dei risultati attesi.
3. Mancanza di coordinamento: se i comuni delegano la ZES come stazione appaltante, potrebbe esserci una mancanza di coordinamento tra le varie attività e progetti pubblici a livello comunale. Inoltre, potrebbe esserci la riduzione della presenza dei comuni in materia di sviluppo territoriale, con conseguente riduzione del coinvolgimento dei cittadini e delle parte interessate.
4. Rischio di insuccesso: se la ZES Campania come stazione appaltante non riesce a gestire i fondi in modo efficace, o se i progetti che vengono finanziati attraverso gli appalti falliscono, ciò potrebbe mettere a rischio non solo la reputazione della ZES, ma anche le risorse economiche stesse e, di conseguenza, l’intero processo di sviluppo della ZES Campania.